martedì 27 settembre 2011

MUSICA
All is full of love




You'll be given love
You'll be taken care of
You'll be given love
You have to trust it

Maybe not from the sources
You have poured yours
Maybe not from the directions
You are staring at

Twist your head around
It's all around you
All is full of love
All around you

All is full of love
You just ain't receiving
All is full of love
Your phone is off the hook
All is full of love
Your doors are all shut
All is full of love!

All is full of love
All is full of love
All is full of love
All is full of love
All is full of love

giovedì 4 agosto 2011

LIBRI
Agatha Christie e Miss Marple: due riflessioni e un mare di novità

Botta e risposta tra Matteo Collura e Aldo Grasso su Corriere.it.

Agatha, l' anti Miss Marple che ingannava i lettori di Matteo Collura
La vera personalità della Christie è l' opposto di quella dell' attempata signorina, goffa risolutrice di misteri Ritratto della scrittrice capace di confondere le tracce Sciascia: la sua è una sfida, lo capiamo quando è troppo tardi Eco: fa sì che non si veda quello che ci viene messo sotto gli occhi
È un errore da ingenui pensare che Miss Marple, uno dei personaggi più riusciti della scrittrice Agatha Christie, coincida anche solo in parte con l' autrice. Non potrebbero esserci due persone più differenti. Un' attempata signorina, la Marple, l' umile vita trascorsa ad ascoltare pettegolezzi in campagna prima, e poi nelle residenze dei ricchi, tra sospiri annoiati e tintinnare di tazzine da tè; un' energica donna sposata due volte, la Christie, determinata non soltanto a brillare nel campo delle lettere, ma a fare anche un sacco di quattrini. Tra l' autrice di Dieci piccoli indiani e la goffa quanto perspicace risolutrice delle sue sciarade c' è la stessa differenza che passa tra un cavallo di razza e un ronzino. Tuttavia, ancor oggi sono in molti a credere che Miss Marple sia l' alter ego di Dame Christie, la quale continua a giovarsi di questo diffuso convincimento, attirando su di sé le simpatie di coloro che, a un incrocio, sperano di poter aiutare qualche vecchietta ad attraversare la strada. Non era affatto ingenua, bislacca, una donnicciola arrivata (si presume vergine) alla vecchiaia, e dotata di ruspante sagacia, Agatha Christie; e ne offre una prova il cognome: quello del primo marito che lei, per non danneggiare la fama fino ad allora acquisita, pretese di usare anche dopo il divorzio. Chi sia stata in realtà la più letta tra gli scrittori di romanzi gialli, lo dice l' autobiografia. Figlia di un americano e di una inglese, talmente snob da imporre alla piccola Agatha di starsene lontana dalle scuole, e perciò di essere educata in casa dai precettori, da ragazza la futura «macchina da bestseller» visse una stagione più che favorevole. Mostrò ben presto la sua attitudine alla scrittura, ma facendo sempre tutto da sé, senza la minima attenzione per le problematiche intellettuali. Niente padrini letterari, niente impegno sociale, niente preamboli cerebrali. Due più due non può fare che quattro, anche se c' è sempre qualcuno che tenta di forzare l' aritmetica e, di conseguenza, le invincibili leggi dei numeri. Il segreto del suo successo? Non avere attinto alla grande letteratura (da lei letta o meno, non importa), ma al suo buon senso, alla sua sensibilità e - perché no? - alla sua perfidia femminile. «Non c' è immaginazione in Agatha Christie», arrivò a dire di lei il suo connazionale Anthony Burgess, «sebbene ci sia un cervello matematico». Un cervello matematico è l' ideale per costruire una detection novel , specie se la materia grigia appartiene a una narratrice che come obiettivo ha quello di far cadere in inganno i lettori. In questo, Dame Christie è maestra, al punto da aver concepito una storia in cui l' assassino, alla fine, si scopre essere lo stesso narratore. S' intitola, quel romanzo del 1926, L' assassinio di Roger Ackroyd (in Italia pubblicato anche con un altro e forse migliore titolo: Dalle nove alle dieci ). Nell' ingegnoso racconto a scoprire il colpevole è l' investigatore Hercule Poirot (un detective belga finito a indagare tra le brume d' Inghilterra: personaggio da operetta, assolutamente non convenzionale, volutamente reso tale dall' autrice, e per questo, alla pari di Miss Marple, indimenticabile). Perché è lui a smascherare l' assassino e non i lettori? Qui sta la diabolica abilità dell' autrice, la quale si compiace di mettere fuori strada chiunque legga il suo libro, anzi, sfidandolo apertamente. Su questo i critici hanno scritto elaborati commenti in diverse lingue. In Italia, Leonardo Sciascia, appassionato lettore di gialli, nella postfazione all ' Assassinio di Roger Ackroyd si chiese se quel romanzo non sia il più sleale di Agatha Christie. «Il lettore non sa», scrisse Sciascia, «che si tratta di una sfida e di una confessione. Lo capisce quando è troppo tardi: che la scrittrice lo ha sfidato a risolvere il problema mettendolo a pari condizione di Poirot e che gli ha confidato non solo la ricetta dei suoi romanzi ma anche il suo stare dalla parte dell' assassino, il suo identificarsi con l' assassino almeno per metà, previo sdoppiamento o dimezzamento». A questo proposito «l ' Ackroyd è la massima realizzazione delle potenze oblivionali di un testo», commenterà Umberto Eco. «Fa sì che il lettore non veda neppure quello che gli viene messo sotto gli occhi. Sciascia fa tesoro della lezione, e in Todo modo quello che viene messo sotto gli occhi (o a portata d' orecchio) dal narratore-assassino non lo vedono neppure gli investigatori». Un bel successo per una scrittrice che nessun critico oserebbe collocare tra i grandi della letteratura. Ammesso che questo possa avere interessato l' autrice di perfette macchine narrative come Assassinio sul l' Orient-Express . Quando le capitava di parlare della propria tecnica, la signora Christie non andava per le lunghe: «Non faccio altro che piazzare una trappola proprio in apertura del romanzo e, come vuole il colpevole, il lettore ci casca». E così, l' esatto opposto della sempliciotta Miss Marple, si godette il successo, andando in giro per il mondo con il suo secondo marito, Max Mallowan, rinomato archeologo, di tredici anni più giovane di lei. Dal primo matrimonio (con il colonnello Archibald Christie), la scrittrice aveva avuto una figlia, preziosa per lei, perché col tempo divenuta la privilegiata lettrice dei suoi manoscritti. Nella primavera del 1966 (sarebbe morta dieci anni dopo), Agatha Christie concesse un' intervista al giornalista del «Sunday Times» Francis Wyndham, il quale andò a trovarla in una delle sue case, un elegante cottage a Wallingford, presso Oxford. Quanto gli disse la scrittrice fa cadere le braccia: «Oh, ormai è come sfornar salsicce: sono una perfetta macchina sfornasalsicce! Penso sempre che presto dovrei smetterla, ma poi sono sempre contenta di incominciarne ancora un altro. Dopotutto, non è poi così difficile inventare qualcosa di nuovo. Probabilmente potrei continuare a riscrivere lo stesso libro e nessuno se ne accorgerebbe: e non è detto che non lo faccia, il giorno in cui mi troverò a corto di idee!». Il commento di quel suo intervistatore appare perfetto per definire il fenomeno Agatha Christie: «Lei può scrivere gialli da camera, ma non è mai sentimentale, come lo erano Chandler e i suoi seguaci. La sua fantasia è conturbante proprio perché è prosaica. In un certo senso è la scrittrice di gialli più "dura" che sia mai esistita». Ed è così. Mai la scrittrice inglese si sarebbe preoccupata di colorare con tanta malinconica umanità un investigatore come l' americano Raymond Chandler fece con il suo Philip Marlowe. È così, ma provate ad accertare quante copie dei suoi libri ha venduto nel mondo la scrittrice che ha inventato Miss Marple e Hercule Poirot
Fonte: Corriere.it

Miss Marple funziona, non conta chi recita di Aldo Grasso
Un personaggio che è più forte delle sue interpreti
Qualche giorno fa, sul Corriere , Matteo Collura ci metteva in guardia da un luogo comune molto diffuso: «È un errore da ingenui pensare che Miss Marple, uno dei personaggi più riusciti della scrittrice Agatha Christie, coincida anche solo in parte con l'autrice. Non potrebbero esserci due persone più differenti. Un'attempata signorina, la Marple, l'umile vita trascorsa ad ascoltare pettegolezzi in campagna prima, e poi nelle residenze dei ricchi, tra sospiri annoiati e tintinnare di tazzine da tè; un'energica donna sposata due volte, la Christie, determinata non soltanto a brillare nel campo delle lettere, ma a fare anche un sacco di quattrini».
MISS MARPLE - Eppure, come sono apparse in scena le varie Miss Marple (ricordiamo alcune attricei che hanno interpretato l'arguta vecchietta: Margaret Rutherford, Angela Lansbury, Joan Hickson, Geraldine McEwan e, infine, Jukia McKenzie), a riprova che il personaggio è più forte delle sue interpreti abbiamo subito pensato a un'incarnazione della stessa Christie. È partita la quinta stagione di «Miss Marple» e, come sempre, le apparenze ingannano, dietro una facciata di tranquillità e perbenismo si nasconde il crimine.
IL PERSONAGGIO - Nonostante l'aspetto fragile, Miss Marple, è un'esperta di criminologia che alterna l'attività investigativa allo sferruzzare a maglia. «Osservatrice della natura umana», come lei stessa si definisce, Jane Marple, «a little old lady», si muove nella ridente St. Mary Mead, cittadina apparentemente quieta e normale, in realtà covo di passioni e vendette nascoste (Diva Universal, canale 128 di Sky). Uno dei successi della serie («this very British television») è dovuto al fatto che la protagonista (pur cambiando negli anni il volto) resta un personaggio fisso e, con minime variazioni, ripete metodicamente gli stessi eventi. Lo spettatore sa che alla fine Miss Marple avrà comunque la meglio sul crimine e può così abbandonarsi ai dettagli del quotidiano.
Fonte: Corriere.it



Inoltre, dal 13 luglio in edicola con il Corriere venti intramontabili capolavori della Regina del Giallo.

I uscita: Fermate il boia
II uscita: Poirot a Styles Court
III uscita: Corpi al sole

In edicola: C'è un cadavere in biblioteca


Fonte: Corriere.it


Infine, dal 1° agosto Diva Universal trasmette finalmente la V stagione di "Marple", con Julia McKenzie:

01/08 - Un cavallo per la strega
08/08 - Il segreto di Chimneys
15/08 - Il geranio azzurro
22/08 - Assassinio allo specchio

mercoledì 3 agosto 2011

CINEMA
I corpi presentano tracce di violenza carnale

Titolo originale I corpi presentano tracce di violenza carnale
Paese di produzione Italia
Anno 1973
Durata 90 min
Regia Sergio Martino
Sceneggiatura Ernesto Gastaldi, Sergio Martino
Fotografia Giancarlo Ferrando
Montaggio Eugenio Alabiso
Musiche Guido e Maurizio De Angelis
Scenografia Giantito Burchiellaro
Costumi Vera Marzot, Silvio Laurenzi
Cast Suzy Kendall, Tina Aumont, Luc Merenda, John Richardson, Roberto Bisacco, Ernesto Colli, Angela Covello, Carla Brait, Cristina Airoldi, Patrizia Adiutori, Luciano De Ambrosis, Carlo Alighiero, Luciano Bartoli, Enrico Di Marco, Vincenzo Crocitti, Giuseppe Terranova, Rosaria della Femmina, Ermelinda De Felice, Fausto Di Bella, Giorgio Dolfin, Gianni Greco, Alberto Sorrentino, Vera Drudi, Barbara Marzano, Osvaldo Natale, Renato Cestiè, Giuseppe Marrocco

Insieme a Lucio Fulci, Dario Argento e Mario Bava, Sergio Martino ha contribuito nella sua lunga e prolifica carriera a elevare di rango il giallo italiano, troppo spesso relegato a produzioni low-budget caratterizzate da mancanza di idee e situazioni al limite dell'imbarazzante. Regista di pellicole quali Lo strano vizio della signora Wardh, La coda dello scorpione, Tutti i colori del buio e Il tuo vizio è una stanza chiusa e solo io ne ho la chiave, Martino si è imposto come uno dei registi di genere più raffinato, elegante e creativo degli anni '70, riscuotendo enorme successo anche nella commedia e nel poliziottesco. I corpi presentano tracce di violenza carnale è forse il suo giallo migliore. Senza dubbio, quello con maggiore impatto visivo.
Ambientato in un'assolata Perugia, il film segue le vicende di cinque studentesse universitarie perseguitate da un violento assassino che non si limita a ucciderle, ma per concludere l'opera si diverte a sezionare i loro cadaveri seguendo un macabro rituale (da qui il titolo internazionale Torso). Per cercare di rilassarsi e scappare dalla città, quattro di loro decidono di trascorrere un weekend in un casale di campagna immerso nel verde e, apparentemente, nella tranquillità. Nel corso del weekend, però, una di loro precipita dalle scale e, con una caviglia lesionata, è costretta a rimanere a letto mentre le altre si divertono come meglio possono (e qui Martino non rinuncia a calcare la mano sull'aspetto pruriginoso che ha da sempre caratterizzato il genere del thriller all'italiana). Durante la notte, tuttavia, i festeggiamenti volgono drasticamente al termine: il serial killer scopre il rifugio e strazia i corpi delle giovani ragazze, ma commette un errore. Non sa infatti che al piano di sopra riposa, imbottita di tranquillanti, la quarta ragazza, che si accorgerà della carneficina solo il mattino dopo, al risveglio. Da questo momento in poi, il film vira verso una serie di sequenze al limite del sostenibile, con sezionamenti di corpi e tentativi da parte della bellissima sopravvissuta (la Suzy Kendall de L'uccello dalle piume di cristallo) di mantenere nascosta la sua presenza all'interno della villa, braccata da uno spietato uomo nero che continua a sentire strani rumori provenienti dal piano di sopra...
Censurato in vari stati per la crudezza di alcune immagini, il film è un tripudio di colori (i foulard dei ragazzi, i vestiti d'epoca, i trucchi pesanti accentuati sui lineamenti adolescenziali delle protagoniste), intensi primi piani e sequenze al cardiopalma, regalando circa 90 minuti di puro terrore accompagnati da una sceneggiatura viva e accattivante, con un finale strepitosamente gustoso. Disponibile in varie edizioni integrali in DVD e, dopo l'estate, anche in Blu-Ray.

venerdì 29 luglio 2011

CINEMA
Tenebre

Titolo originale Tenebre
Paese di produzione Italia
Anno 1982
Durata 96 min
Regia Dario Argento
Sceneggiatura Dario Argento
Fotografia Luciano Tovoli
Montaggio Franco Fraticelli
Musiche Massimo Morante, Fabio Pignatelli, Claudio Simonetti (Goblin)
Scenografia Giuseppe Bassan
Costumi Pierangelo Cicoletti, Carlo Palazzi, Franco Tomei
Cast Daria Nicolodi, Anthony Franciosa, Christian Borromeo, Mirella D'Angelo, Veronica Lario, Ania Pieroni, Eva Robin’s, Carola Stagnaro, John Steiner, Lara Wendel, John Saxon, Giuliano Gemma, Isabella Amadeo, Mirella Banti, Ennio Girolami, Monica Maisani, Marino Masé, Fulvio Mingozzi, Gianpaolo Saccarola, Ippolita Santarelli, Francesca Viscardi, Dario Argento, Lamberto Bava, Michele Soavi

L'impulso era diventato irresistibile. C'era una sola risposta alla furia che lo torturava. E così commise il suo primo assassinio. Aveva infranto il più profondo tabù e non si sentiva colpevole né provava ansia o paura, ma libertà. Ogni ostacolo umano, ogni umiliazione che gli sbarrava la strada, poteva essere spazzato via da questo semplice atto di annientamento: l'OMICIDIO

Con queste parole, pronunciate dalla voce di Dario Argento in persona mentre la telecamera scorre in sincrono sulle pagine di un libro (come accadeva nel precedente Inferno), si apre uno dei film più controversi e amati del regista, nonché uno dei più originali. Questa volta, al centro delle attenzioni morbose di un serial killer c'è il compianto Anthony Franciosa nel ruolo di uno scrittore di gialli bestseller in tutto il mondo.
Il tour promozionale vede il protagonista toccare anche il nostro paese, dove, accompagnato dalla fedelissima segretaria Ann e dal suo agente Bullmer, verrà tormentato da un sadico che uccide le sue vittime (che conducono, a suo parere, una vita piuttosto sregolata e dedita al peccato) seguendo alla lettera gli omicidi descritti nel libro del protagonista. E se a metà film l'assassino compie un passo falso ed esce allo scoperto, c'è qualcun altro pronto a prendere il suo posto e completare il piano di pulizia del mondo dal peccato e dalla sregolatezza. Oppure no?

Costellato da un firmamento di stelle e stelline del cinema e della TV, a partire dal buon Franciosa, seguito da John Saxon, che di lì a poco avrebbe raggiunto la popolarità interpretando il ruolo del padre di Nancy in Nightmare - Dal profondo della notte, l'immancabile Daria Nicolodi, già abbondantemente in crisi con il regista e alquanto insoddisfatta del ruolo, in quanto, al posto di Ann, avrebbe dovuto interpretare l'enigmatica Jane, ruolo soffiatole poi da una giovane Veronica Lario, futura miss Berlusconi, Ania Pieroni, già Terza Madre nel film precedente di Argento, ed Eva Robin's, agli esordi della sua carriera in ruolo ambiguo e conturbante quanto basta, Tenebre rappresenta un punto di rottura nella vita artistica del regista. Abbandonati i fasti e il kitsch dei fantahorror Suspiria e Inferno, Argento abbraccia il giallo classico (scomodando persino Arthur Conan Doyle in una battuta del film) e lo stile scenografico minimalista delle fredde e moderne sculture e architetture dell'EUR. E in barba ai topoi classici del genere, contrappone al macabro titolo una sceneggiatura con omicidi alla luce del sole (celebre quello di John Saxon in una piazza di Casal Palocco), come aveva già fatto in modo ancora più evidente Lucio Fulci nel suo capolavoro Non si sevizia un paperino.

L'ambientazione moderna, la trama ricca di colpi di scena e una lunga serie di efferati delitti rendono Tenebre un piccolo capolavoro della cinematografia di genere, assurto al rango di cult anche per la ormai celeberrima scena di amputazione della mano di Veronica Lario, sparita nei vecchi passaggi televisivi, omaggiata da Tarantino in Kill Bill e ora disponibile nelle varie edizioni in DVD presenti sul mercato.

mercoledì 18 maggio 2011

MUSICA
Government Hooker


GAGA, GA-OOOOOO-AHH
GAGA, GA-OOOOOOOOO
Io Ritorne
Io Ritorne
Io Ritorne
Io Ritorne
GOVERNMENT HOOKER-EeH

I can be good
(If you just wanna be bad)
I can be cool
(If you just wanna be mad)
I can be anything
I'll be your everything
Just touch me baby
(I don't wanna be sad)

As long as I'm your hooker
(Back up and turn around)
As long as I'm your hooker!
(Put your hands on the ground!)
As long as I'm your hooker
(Back up and turn around)
As long as I'm your hooker!
(Get down!)

Hoo-ooker
(Yeah, You're my hooker)
Hoo-ooker
(Government Hooker)
Hoo-ooker
(Yeah, You're my hooker)
Hoo-ooker
(Government Hooker)

I'm gonna drink my tears tonight
I'm gonna drink my tears and cry
Cuz I know you love me baby
I know you love me baby

I could be girl
(Unless you want to be man)
I could be sex
(Unless you want to hold hands)
I could be anything
I could be everything
( i could i could )
I could be mom
(Unless you want to be dad)
(hello papito)

As long as I'm your hooker
(Back up and turn around)
As long as I'm your hooker!
(Put your hands on the ground!)

As long as I'm you're hooker
(Back up and turn around)
As long as I'm your hooker!
(Get down!)

Hoo-ooker
(Yeah, You're my hooker)
Hoo-ooker
(Government Hooker)
Hoo-ooker
(Yeah, You're my hooker)
Hoo-ooker
(Government Hooker)

Put your hands on me
John F. Kennedy
I'll make you squeal baby
As long as you pay me (AW)

I'm gonna drink my tears tonight
I'm gonna drink my tears and cry
Cause I know you love me baby
I know you love me baby!

Hoo-ooker
(Yeah, You're my hooker)
Hoo-ooker
(Government Hooker)
Hoo-ooker
(Yeah, You're my hooker)
Hoo-ooker
(Government Hooker)

I could be girl
(Unless you want to be man)
I could be sex
(Unless you want to hold hands)
I could be anything
I could be everything
I could be mom
(Unless you want to be dad)

I wanna fuck government hooker
(Back up and turn around)
Stop shitin me government hooker
(Put your hands on the ground!)
I wanna fuck government hooker
(Back up and turn around)
Stop shitn me government hooker
(Get down!)

domenica 8 maggio 2011

LIBRI
Mathew Prichard parla di Agatha Christie

Una selezione delle opere di Agatha Christie curata da suo nipote ci mostra il talento di una vera regina. I suoi ricordi personali e una biografia definitiva ci mostrano una Agatha Christie oculata e sensibile.





Secondo il Guinness dei primati Agatha Christie è l'autrice più letta di tutti i tempi. Secondo chi la conosceva, era anche una persona estremamente umile. Lei che è suo nipote, che ricordi ha di sua nonna?
Era una nonna amorevole, che non amava stare al centro dell'attenzione. Non le interessava il successo. Quando ci radunavamo era una persona come tutte le altre, piena di amore. Una donna sempre pronta ad ascoltare ciò che gli altri avevano da dire, piuttosto che a parlare di sé. Un comportamento che dovremmo tutti adottare oggigiorno.
Era incredibile. Ormai è da un po' che mi occupo di lei dal punto di vista commerciale (libri, cinema e TV). Mi chiedo spesso in che modo sarebbe riuscita ad adeguarsi alle tecnologie moderne. Credo che avrebbe accettato di buon grado le sfide di oggi legate ai computer, alla comunicazione e alle varie rappresentazioni visive delle sue opere.

In base a quali criteri ha scelto questi cinque romanzi?
È stato praticamente impossibile sceglierne cinque, ma sempre meglio che sceglierne uno solo. Amo da sempre i primi romanzi con Miss Marple e pertanto ho scelto uno di questi e uno con protagonista Poirot. Ho scelto anche il mio romanzo preferito tra quelli in cui non compaiono questi due personaggi. Poi ho scelto un racconto, che mi offre la possibilità di parlare delle sue opere teatrali. Infine ho scelto una biografia. Credo che questi cinque libri rappresentino la summa della sua opera.

Mi piace che come primo libro abbia scelto Nella mia fine è il mio principio, tra i meno conosciuti, ma sicuramente tra i più avvincenti.
Il libro parla di tre giovani. Mia nonna lo scrisse quando aveva già compiuto 70 anni. Negli anni '60 frequentavo molto spesso mia nonna, poiché studiavo a Oxford, non lontano da dove viveva. Quando andavo a trovarla portavo i miei amici con me, spesso per il pranzo della domenica, e credo di averle presentato anche la mia fidanzata. Sembrava tutto fuorché una donna anziana. Era sempre interessata a ciò che facevamo, affascinata dai nostri rapporti. Non ci ha mai giudicato.
Per fortuna non ha "copiato" nessun personaggio reale in Nella mia fine è il mio principio, ma a un certo punto del romanzo spiega che tutto ruota attorno alle relazioni. A mio parere, si tratta di un libro estremamente moderno e umano. È stato sicuramente difficile per lei scrivere di persone di 50 anni più giovani di lei e non sto parlando solo a livello di trama. Il romanzo illustra la sua interpretazione del Male come una delle forze che regolano il mondo.

La trama è in effetti straordinaria.
Sì, certo, ma questo vale per la maggior parte delle sue opere. Se avessi dovuto effettuare una scelta in base alla qualità delle sue trame, non sarei riuscito a limitarmi a cinque.

Ha ragione. Ho letto molti gialli e thriller, ma dal punto di vista della trama non credo che nessuno sia stato all'altezza di sua nonna. Qualcuno ci prova, ma...
È uno dei motivi per cui i suoi libri hanno superato la prova del tempo. Mia moglie è morta cinque o sei anni fa e ora ho sposato una donna più giovane, con nipoti appena adolescenti che amano Agatha Christie indipendentemente dal mio ingresso nella loro vita.

Il secondo romanzo che ha scelto è La serie infernale, nella versione integrale dell'audiolibro letta da Hugh Fraser (il capitano Hastings nella serie televisiva di Poirot, NdT). Come mai ha scelto questa edizione?
Ho pensato che sarebbe stato interessante inserire un audiolibro. Agatha Christie è una delle poche autrice ad aver venduto più audiolibri nella versione integrale rispetto alla versione ridotta. Questo la dice lunga sulla qualità dei suoi scritti e sulla difficoltà nel ridurre i romanzi investigativi. Non puoi escludere le false piste. Hugh Fraser è un lettore sbalorditivo. In un certo senso si tratta del caso più complesso per Poirot. Dopo averlo letto viene spontaneo chiudere il libro e chiedersi: "Come diavolo ho fatto a non pensarci prima?"
C'era sempre una copia della guida ferroviaria accanto al telefono di mia nonna (l'"ABC Railway Guide", da cui il titolo originale "The ABC Murders", NdT). Sono sicuro che l'idea le sia venuta proprio da lì. Mi sembra di vederla seduta accanto al telefono, mentre parla al telefono con un'amica, l'occhio che le cade sulla guida e nella sua mente inizia a prendere forma la trama. È sempre stato uno dei romanzi di Poirot che preferisco, con un'ottima versione televisiva interpretata da David Suchet.

È vero che sua nonna si stancò di Poirot?
Sì. La leggenda narra che abbia scritto il suo ultimo romanzo con Poirot, che si conclude in modo piuttosto amaro per il piccolo belga, negli anni '40. Il suo agente e il suo editore la convinsero a mettere il manoscritto nel cassetto, che rimase inedito per 30 anni. Parte del fascino di Poirot consiste effettivamente nella sua arroganza e pedanteria. Non sopporta di mangiare uova sode di dimensioni diverse ed è vestito in modo particolare. Se scrivi di un personaggio così, prima o poi finirai per detestarlo. L'altro motivo per cui lo odiava non ha nulla a che fare con il personaggio. La mente di mia nonna era in continuo movimento ed escogitava trame e racconti che mal si adattavano a Poirot. Moriva dalla voglia di scriverli, ma quando chiamava il suo agente o il suo editore negli anni '40, al massimo della popolarità di Poirot, si sentiva rispondere: "Fantastico, signora Christie, ma perché non scrive un'altra opera su Poirot"?. Credo la cosa le desse immensamente fastidio.
Scrisse molti romanzi senza Poirot o Miss Marple, tra cui Nella mia fine è il mio principio e il romanzo di cui va più fiera, È un problema. Voleva scrivere altre storie su questo genere. Negli anni '50 non riusciva a scrivere effettivamente quello che avrebbe voluto.

Passiamo a Un delitto avrà luogo.
L'ho scelto perché ritengo sia un romanzo con Miss Marple tra i migliori. L'assassino è uno dei miei preferiti, agisce a tratti in modo prevedibile o assolutamente imprevedibile. È ambientato in un villaggio della campagna inglese, il classico territorio d'azione di Miss Marple.
Ha tutti gli ingredienti per un libro di successo: un ottimo incipit e un ottimo finale. Molti produttori cinematografici si sono mostrati interessati ad acquistare i diritti di Un delitto avrà luogo, ma alla fine tutti vogliono utilizzare solo l'incipit e imboccare una strada completamente diversa. E per noi è ovviamente fuori discussione.

Mi ricordi come inizia.
Viene pubblicato un annuncio sul gazzettino locale: "Un delitto avrà luogo alle 18.30 a Little Paddocks". Mia nonna deve aver letto da qualche parte un annuncio e pensato: "Se lo cambio giusto un po', potrebbe diventare un incipit interessante".

Passiamo alla biografia di Laura Thompson. L'ha preferita all'autobiografia di sua nonna...
L'ho scelta in parte perché è stata scritta nel periodo in cui è morta mia madre. Sono stato una sorta di consulente per Laura, ma posso garantire di non averla minimamente influenzata. È un libro estremamente intelligente, migliore di tutti gli altri. Laura ha compreso esattamente la mente di mia nonna e il modo in cui considerava le sue opere. Offre in particolare un'analisi dettagliata dei romanzi scritti da mia nonna con lo pseudonimo di Mary Westmacott e il modo in cui questi scritti si relazionano alla sua vita. Nessun altro lo ha fatto.
Il complimento più bello è di mia figlia maggiore. Avevo inavvertitamente lasciato una copia ancora non pubblicata del libro a casa sua. Mi ha chiamato tre giorni dopo: "Ho letto il libro di Laura tutto d'un fiato. Ho scoperto moltissime cose della mia famiglia che ignoravo o non riuscivo a capire".
Il libro spiega in modo convincente la famosa sparizione di mia nonna, in modo delicato e sensibile, senza puntare l'accento sulla spettacolarità o soffermarsi a lungo sugli eventi. Credo che Laura comprenda l'infelicità. Si tratta di un'analisi onesta e vincente sulle varie fasi, alcune particolarmente dure, della vita di mia nonna.

Tutto sommato, ritiene che sua nonna fosse una persona felice?
Sì, credo di sì. E se esistesse un posto in grado di racchiudere tutta la sua felicità, quel posto sarebbe Greenway nel Devon, la villa che acquistò alla fine degli anni '30. È lì che abbiamo trascorso le nostre vacanze estive. Dalla fine di luglio ai primi di settembre ci radunavamo tutti lì: familiari, amici ristretti e i colleghi di Max Mallowan, il secondo marito di mia nonna. È un luogo incantevole e recentemente è entrato a far parte del National Trust. Se vi capita di passare dalle parti del Devon meridionale, potete andarlo a visitare. È uno dei posti più belli di tutta l'Inghilterra.
Le piaceva rilassarsi lì e cucinare. Non beveva alcolici. In quel periodo dell'anno in genere aveva concluso i suoi scavi archeologici e finito il suo nuovo romanzo, anche se a volte le capitava di correggere alcune bozze, ma Greenway era l'occasione per dedicarsi alla famiglia.

Parliamo di Testimone d'accusa.
È indubbiamente il racconto migliore che abbia scritto. È più conosciuta la versione teatrale, scritta dopo il racconto negli anni '50 e rappresentata nel West End subito dopo Trappola per topi. Credo che Testimone d'accusa sia effettivamente uno dei gialli teatrali migliori in assoluto. Ha un colpo di scena sensazionale. È provocatorio. E avventuroso. Chiunque abbia visto l'opera teatrale, provi a mettersi nei panni dell'autrice e a chiedersi come sia riuscita a escogitare una trama così eccezionale.
Mia nonna trovò estremamente affascinante l'adattamento dei suoi romanzi per il teatro. Per Testimone d'accusa, fu l'unica volta in cui vinse completamente la sua timidezza. Era del tutto assorbita dal suo lavoro. Ricordo che prese attivamente parte alle prove. Mantenne la trama fedele al massimo rispetto al romanzo. Non volle ascoltare chi le diceva che non ce l'avrebbe mai fatta. Alla prima al Winter Garden Theatre ci fu un'incredibile standing-ovation del pubblico. Lei era seduta su uno spalto, sopra il palco. Fu l'unica volta in cui la videro inchinarsi per ricevere gli applausi.

È attualmente in cartellone?
Abbiamo girato per tutto il Regno Unito, l'anno scorso, e abbiamo anche allestito un'altra opera, Verdetto. Soprattutto nelle province, le sue opere riscuotono un enorme successo poiché sono zeppe di enigmi e colpi di scena. Sono adatte per tutte le età. Testimone d'accusa è stato inoltre adattato per il grande schermo da Billy Wilder.

E quindi era una persona timida...
A livelli incredibili. Credo che la sua timidezza si riconduca al periodo infelice della sua vita in cui perse in rapida successione il suo primo marito e sua madre. Il periodo della sua famosa sparizione, per intenderci. Si sentiva inoltre pressata dalla stampa. Odiava essere riconosciuta nei ristoranti. Preferiva piuttosto circondarsi di parenti e amici. L'idea di andare in giro per il mondo a firmare autografi sui suoi libri la terrorizzava.

Per quale motivo ritiene che i suoi romanzi siano così popolari?
Me lo sono chiesto spesso. Voleva scrivere libri che divertissero i suoi lettori. Forse i suoi romanzi rappresentano una fuga dalla realtà. Credo che a volte mia nonna pensasse alle persone ricoverate negli ospedali (non dimenticate che è stata infermiera) e ai turisti impegnati in lunghi viaggi, come capitava spesso a lei. Non parlava spesso. Preferiva ascoltare e osservare le persone, come risulta evidente nelle sue opere. Sebbene i suoi personaggi possano sembrare apparentemente normali, hanno tutti qualcosa di particolare, reale. Un altro elemento estremamente accattivante dei suoi libri è legato alla loro brevità, in confronto a molti romanzi di oggi. Non richiedono una concentrazione infinita, ma la magia rimane intatta.

Vorrei concludere sottolineando che, per quanto si provi ad analizzare il successo di questi romanzi, rimane comunque un elemento parzialmente incomprensibile: ecco, questo per me si chiama "genio".


Intervista di
Sophie Roell
Data di pubblicazione: 24 febbraio 2011




Fonte: http://thebrowser.com/interviews/mathew-prichard-on-agatha-christie

mercoledì 4 maggio 2011

CINEMA
Piccola storia dello slasher e una recensione sulla saga di Halloween di Rob Zombie

Ci sono film horror che puntano biecamente all'effetto truculento, splatter e totalmente gratuito. Ci sono film horror che puntano a spaventare gli spettatori semplicemente alzando al massimo il volume degli effetti sonori. E poi ci sono film horror come Halloween di Rob Zombie. E sono tutta un'altra storia.

Gli slasher movie negli anni hanno subito un particolare processo di evoluzione. Tanto per cominciare, "Il genere denominato slasher (dall'inglese "To slash", ferire profondamente con un'arma affilata) si riferisce a quel gruppo di film horror in cui il protagonista indiscusso è un maniaco omicida (spesso mascherato) che dà la caccia ad un gruppo di persone (spesso giovani) in uno spazio più o meno delimitato, utilizzando in genere armi da taglio per ucciderli in modo cruento." (Wikipedia).
Due sono i capostipite degli slasher movie, entrambi statunitensi: Halloween, la notte delle streghe di John Carpenter e Venerdì 13 di Sean Cunningham (ma entrambi devono molto al Genio italiano di Mario Bava). Le due pellicole presentano notevoli momenti di tensione alternati a scene raccapriccianti e decisamente violente (su tutte, l'uccisione di un giovanissimo Kevin Bacon o la spaventosa e lunghissima sequenza di inseguimento e aggressione subita da una bellissima Jamie Lee Curtis). In pieni anni '80, lo slasher subisce tuttavia una svolta con la saga di Nightmare di Wes Craven: i toni si abbassano, la quantità di sangue si riduce drasticamente e subentra un nuovo, spiazzante elemento: l'ironia. Freddy Krueger diviene un'icona grazie al suo artiglio letale e al suo umorismo estremo, con cui colpisce le sue giovani vittime prima di aggredirle nei modi più fantasiosi. Il prodotto è ora commercializzato nel vero senso della parola e destinato a un pubblico di quasi tutte le età.

Dopo un lungo periodo di silenzio nel campo dell'horror, è proprio Wes Craven a creare nel 1996 la saga slasher cinematografica più redditizia della storia del cinema: Scream. Questa volta il carnefice è travestito da Urlo di Munch (in lingua originale il personaggio si chiama Ghostface), ma le regole dello slasher rimangono le stesse: giovani ragazzi e ragazze dagli ormoni impazziti in una ristretta comunità cittadina cadono vittima dello psicopatico di turno, incappucciato e armato di coltelli. Numerosissime le autocitazioni (altro elemento diffusissimo negli horror giovanili) e la vena comica è alle stelle.

Bisognerà attendere il 2003 per arrivare all'ultima (almeno per il momento) svolta nel genere: Marcus Niespel dirige Non aprite quella porta e inaugura la lunga stagione dei remake. Da questo momento in poi, lo slasher infrange tutte le regole del "buonismo commerciale" finora applicato: le immagini sono estreme, al limite del sopportabile, e i cast iniziano a vantare giovani stelle del cinema che in pochi anni diverranno veri e propri idoli dei ragazzi, ma con una marcia in più: sanno recitare e, soprattutto, urlare. La lunga sfilza di remake estremi coinvolge Non aprite quella porta: l'inizio, Le colline hanno gli occhi, Venerdì 13, Nightmare e la nuova saga che segue le gesta di Michael Myers, ovvero Halloween e Halloween II, entrambi diretti da Rob Zombie.

Nel 2003 Rob Zombie è sconosciuto al grande pubblico, ma piuttosto apprezzato nel genere Heavy Metal come leader degli White Zombie. È in quest'anno che decide di passare dietro la macchina da presa per dirigere il suo primo lungometraggio, il debole La casa dei 1000 corpi. Con il film successivo, La casa del diavolo, il regista inizia tuttavia a sparare le sue cartucce e mostrare un certo gusto cinematografico e a premere l'acceleratore sulla violenza a ogni costo, fino ad arrivare al 2007 con il remake di Halloween.

E già a questo punto si potrebbe sollevare un'obiezione: Halloween di Rob Zombie non è in tutto e per tutto un remake del capolavoro di John Carpenter, ma piuttosto una rivisitazione a tinte forti, in cui seguiamo le gesta di Michael Myers fin dalla sua infelice infanzia all'interno di una famiglia violenta e completamente abbandonata a se stessa. I soprusi e l'aria malsana respirata in casa Myers culmineranno in una vera e propria strage per mano del giovanissimo Michael che, in una lunga sequenza al limite del visivamente sostenibile, scatena tutta la sua furia su sua sorella, sul suo compagno e su suo padre. Al ritorno dal lavoro, la signora Myers troverà il figlio seduto sulle scale del patio, con in braccio la neonata sorellina scampata alla strage. Rinchiuso in manicomio, Michael porta dietro di sé la scia di rabbia e violenza che si abbatterà anche su un'infermiera e a poco sembrano servire le cure del medico a cui viene affidato, il dottor Loomis, interpretato superbamente da Malcolm McDowell, indimenticato Alex di Arancia Meccanica di Stanley Kubrick (nella versione originale il personaggio è interpretato da Donald Pleasance, attore specializzato nel cinema di genere, anche italiano). 15 anni dopo, la fuga di Michael durante il suo trasferimento a un altro ospedale psichiatrico permette al regista di introdurre il personaggio di Laurie Strode, che scopriremo essere la sorella del serial killer sopravvissuta alla strage. Michael intende portare a termine il suo piano, ma lascerà dietro di sé una scia di sangue, violenza e terrore fino all'iperbolica sequenza finale, in cui il protagonista finirà sotto le grinfie di Laurie in un climax catartico e decisamente estremo.

Il secondo capitolo si riapre esattamente dove il primo si era concluso, con la giovane Strode gravemente ferita e ricoperta di sangue mentre grida disperata la sua richiesta di aiuto. E se Laurie viene prontamente trasferita in ospedale, Michael, ritenuto morto, riesce a fuggire ancora una volta, grazie anche a una prestanza fisica impensabile e irraggiungibile per un comune essere umano, e a introdursi nell'ospedale in cui è ricoverata sua sorella. Da questo momento, il film svolta definitivamente in una lunga sequenza di violenze ed efferatezze probabilmente mai eguagliate sul grande schermo. E la bravura registica di Rob Zombie (in questo secondo capitolo ancora più evidente) è testimoniata dall'inserimento di argomenti sociali (lo sciacallaggio dei mass-media, pronti a sbattere il mostro in prima pagina o, come in questo caso, nelle pagine di un libro) e soprannaturali (l'eterea apparizione dello spettro della madre e di Michael adolescente, accompagnati da un cavallo bianco, simbolo di un irrefrenabile istinto a scatenare emozioni incontrollabili e rabbiose, come il caos e la distruzione), perfettamente integrati nelle scene di orrore, assolutamente giustificate dalla natura demoniaca di Myers, che incarna letteralmente il Male assoluto. E prima di giungere al regolamento di conti definitivo tra Michael e sua sorella, saremo testimoni di alcune sequenze agghiaccianti, rappresentate a titolo esemplificativo dall'omicidio di una ragazza ripetutamente scagliata contro uno specchio.

Prendere un mito come quello creato da John Carpenter e rimaneggiarlo e adattarlo a proprio piacimento rappresentava senza dubbio un'impresa rischiosa. Rob Zombie cattura l'idea, l'iconografia, l'indimenticabile colonna sonora originale e le sequenze salienti del film del 1978 e crea una propria saga in modo oculato, intelligente ed estremamente accurato nel delineare la psicologia dei personaggi, con una mano registica esperta e mai titubante, un montaggio al cardiopalma e una serie di attori assolutamente perfetti per incarnare il Male in azione (l'intera famiglia Myers) e il Bene contro cui si scaglia (eccellenti le performance di Scout Taylor-Compton nei panni della tormentata protagonista e Brad Dourif nel ruolo dello sceriffo Brackett che nel secondo capitolo adotterà la giovane Laurie, rimasta orfana, con esiti sconvolgenti). In conclusione, 200 minuti di orrore puro che non lasciano spazio ai rimpianti o alla sensazione di aver assistito a un brutto remake di quello che è, e resta a oltre 30 anni di distanza, un capolavoro della cinematografia horror.

martedì 3 maggio 2011

CINEMA
Macchie solari

Titolo originale Macchie solari
Paese di produzione Italia
Anno 1975
Durata 100 min
Regia Armando Crispino
Sceneggiatura Armando Crispino, Lucio Battistrada
Fotografia Carlo Carlini
Montaggio Daniele Alabiso
Musiche Ennio Morricone
Costumi Mario Ambrosino
Cast Mimsy Farmer, Barry Primus, Ray Lovelock, Carlo Cattaneo, Angela Goodwin, Gaby Wagner, Massimo Serato, Ernesto Colli, Leonardo Severini, Eleonora Morana, Antonio Casale, Giovanni Di Benedetto, Maria Pia Attanasio, Pier Giovanni Anchisi, Pupino Samona, Sergio Sinceri, Bruno Alias, Antonio Anelli, Massimo Ciprari, Cindy Girling, Carla Mancini, Giulio Massimini, Alessandra Vazzoler, Luciano Zanussi

C'è da chiedersi per quale motivo Armando Crispino si sia cimentato nel giallo all'italiana solo in due casi: L'etrusco uccide ancora del 1972 e questo Macchie solari del 1975. Entrambe le pellicole si contraddistinguono infatti per una certa ricercatezza registica e un'attenzione particolare allo svolgimento degli eventi che, a dire il vero, spesso latitano nel cinema italiano di genere degli anni '60 e '70. Nonostante le notevoli differenze che comunque caratterizzano i due film, un lietmotiv accomuna le opere di Crispino: una serie di eventi naturali utilizzati come pretesto per giustificare diabolici piani personali. In Macchie solari, infatti, il fenomeno naturale del titolo scatena un'ondata di suicidi nella città di Roma, magnificamente fotografata da Carlo Carlini, che trasmette l'afa e la tranquillità della capitale immersa in una torbida estate, con scorci e panorami del centro (Piazza Navona su tutti) che diventano coprotagonisti del film, contribuendo all'esito e alla qualità della pellicola.
Mimsy Farmer, regina del giallo e dell'horror all'italiana grazie a titoli quali Il profumo della signora in nero, Black cat e, su tutti, Quattro mosche di velluto grigio, è semplicemente perfetta nel raccontare al pubblico le fragilità di una donna con enormi problemi legati alla sfera sessuale e schiacciata da una figura paterna, all'opposto, fin troppo libertina. Il suo legame con il protagonista maschile del film, Ray Lovelock, è morboso, tormentato, pregno di erotismo soffocato e malato. Lo stress fisico e mentale della giovane viene accentuato soprattutto nelle sconvolgenti sequenze "fantastiche" di autopsia, con cadaveri redivivi ed estremamente attivi, che hanno valso alla pellicola il titolo Autopsy nel mercato statunitense. Particolarmente d'effetto anche la scena del tentativo di assassinio di Mimsy Farmer nel museo, tra manichini estremamente inquietanti e fucili impazziti, e la sequenza finale con omicidio/suicidio in una stanza chiusa, che ricorda da vicino l'analoga sequenza de Lo strano vizio della signora Wardh. E sempre parlando di analogie, impossibile non collegare la scena del padre della donna che, immobilizzato in ospedale, cerca di comunicare con gli occhi il nome del suo carnefice grazie a un sofisticatissimo, e piuttosto improbabile, macchinario, alla soluzione scientifica che permette di incastrare l'assassino nel già citato Quattro mosche di velluto grigio.

Ottimo rappresentante del cinema italiano che fu, Macchie solari promette un'ora e mezza di intrattenimento garantito, qualche brivido e un tuffo nelle atmosfere di un'Italia mai come in quegli anni così cinematografica.


CINEMA
Inferno

Titolo originale Inferno
Paese di produzione Italia, USA
Anno 1980
Durata 102 min
Regia Dario Argento
Sceneggiatura Dario Argento
Fotografia Romano Albani
Montaggio Franco Fraticelli
Musiche Keith Emerson
Scenografia Giuseppe Bassan
Costumi Massimo Lentini
Cast Leigh McCloskey, Eleonora Giorgi, Irene Miracle, Gabriele Lavia, Veronica Lazar, Leopoldo Mastelloni, Daria Nicolodi, Sacha Pitoeff, Alida Valli, Ania Pieroni, Feodor Chaliapin Jr.

Non so quanto mi costerà rompere ciò che noi alchimisti abbiamo sempre chiamato Silentium. L'esperienza dei nostri confratelli ci ammonisce a non turbare le menti profane con la nostra sapienza. Io, Varelli, architetto in Londra, ho conosciuto "Le Tre Madri" e per loro ho creato e costruito tre dimore: una a Roma, una a New York e l'altra a Friburgo, in Germania.
Dario Argento approfondisce in Inferno il mito delle Tre Madri, introdotto nel suo film precedente con Mater Suspiriorum, la madre dei sospiri. Visto l'incredibile successo della pellicola del 1977, Argento si tuffa nell'horror e nell'occulto in modo ancora più viscerale. Nel film, incentrato sulla disperata ricerca di Rose da parte di suo fratello Mark, sconvolto dopo aver ricevuto da lei una lettera incentrata sulle Tre madri che dominerebbero il mondo, la logica narrativa lascia il campo al grand-guignol e ai deliri stilistici che hanno giustamente incoronato Argento come Maestro del brivido italiano. Cromaticamente, il registra riprende gli eccessivi esperimenti di due anni prima e, se in Suspiria gioca con il rosso e il verde, in Inferno aggiunge il blu, in una tavolozza di colori che contribuiscono non poco ad aumentare il livello di tensione del film (come se ce ne fosse bisogno).
Per questa pellicola Argento ha scomodato ancora una volta nomi noti del cinema italiano per condannarli a una fine impietosa: Alida Valli, indimenticata Miss Tanner in Suspiria, interpreta la portinaia del palazzo in cui risiede la protagonista; Sacha Pitoeff è l'inquietante Kazanian, librario da cui Rose ha preso in prestito il libro delle Tre Madri; Eleonora Giorgi occupa lo schermo per pochi minuti ma si conquista una delle scene di morte più coreografiche, violente e spaventose di tutta la carriera del regista, assieme a Gabriele Lavia (che con Argento aveva già lavorato in Profondo Rosso), intervenuto invano in suo soccorso.
Le due protagoniste femminili, Irene Miracle e Daria Nicolodi, regalano agli spettatori due personaggi fragili, delicati, vittime ideali delle forze dell'Occulto. La prima interpreta la scena culto del film (e una delle più rappresentative del cinema di Dario Argento). Calatasi nelle fogne di New York dopo essere stata attirata dai contenuti del libro dell'alchimista Varelli, secondo il quale Mater Tenebrarum, la Madre delle Tenebre, si troverebbe nei sotterranei della metropoli statunitense, Rose perde un mazzo di chiavi in una pozza e, contro qualsiasi logica di buon senso, si immerge per recuperarlo, scoprendo sott'acqua un appartamento sommerso... e non esattamente disabitato. La musa ispiratrice del regista interpreta invece Elise, un'aristocratica immobilizzata nel palazzo da una malattia che, nel tentativo di aiutare Mark a ritrovare sua sorella, finirà vittima di un branco di gatti.
Disponibile in varie edizioni homevideo, Inferno è un piccolo capolavoro in passato troppo sottovalutato ed estremamente godibile anche a 30 anni di distanza.

venerdì 29 aprile 2011

DVD
Sei capolavori di Dario Argento in DVD e Blu-Ray


La casa di distribuzione Arrow Films ripropone 6 tra i migliori film di Dario Argento in edizioni esclusive.

INFERNO (1980)
Caratteristiche e contenuti:
- Copertina doppia con locandine originali e nuove rappresentazioni grafiche
- Poster con una locandina su entrambe le facciate
- Booklet da collezione su Inferno con approfondimenti inediti di Alan Jones, autore di "Profondo Argento"
- Edizione restaurata e integrale dei film
- Audio 5.1 Dolby Digital Surround/Stereo/Mono
- Lingue: italiano e inglese
- Introduzione di Daria Nicolodi
- Speciale "Dario’s Inferno"
- "Acting in Hot Water", un'intervista a Daria Nicolodi
- "The Other Mother: Making the Black Cat", intervista a Luigi Cozzi su "The Black Cat", il rarissimo seguito non ufficiale del 1989 di Suspiria e Inferno
- Dario Argento e Lamberto Bava su Inferno
- "Dario Argento: An Eye for Horror", un documentario su Dario Argento con interviste a George A. Romero e John Carpenter
- Galleria completa dei trailer dei film di Dario Argento [18 titoli]

PROFONDO ROSSO (1975)
Caratteristiche e contenuti:
- Due versioni integrali e restaurate del film (Director's cut e International Cut)
- Copertina doppia con locandine originali e nuove rappresentazioni grafiche
- Poster con una locandina su entrambe le facciate
- Booklet da collezione con approfondimenti inediti di Alan Jones, autore di "Profondo Argento"
- Audio Dolby 5.1/Stereo in italiano e Mono/Stereo in inglese
- Introduzione di Claudio Simonetti
- Commento audio di Thomas Rostock, esperto di Dario Argento
- Speciale "Rosso Recollections – Dario’s Deep Genius"
- Speciale "Lady in Red": Daria Nicolodi ricorda Profondo Rosso
- Speciale "Music to Murder For!", un'intervista a Claudio Simonetti
- Trailer italiano
- Trailer statunitense
- Tour del negozio "Profondo Rosso" con Luigi Cozzi

PHENOMENA (1985)
Caratteristiche e contenuti:
- Copertina doppia con locandine originali e nuove rappresentazioni grafiche
- Poster con una locandina su entrambe le facciate
- Booklet da collezione su Inferno con approfondimenti inediti di Alan Jones, autore di "Profondo Argento"
- Versione restaurata in alta definizione dell'edizione italiana
- Audio Stereo in italiano e inglese
- Sottotitoli in italiano e inglese
- Introduzione di Sergio Stivaletti
- "Dario's Monkey Business: The Making of Phenomena", un documentario di 50 minuti con interviste a Dario Argento, Daria Nicolodi, Gianlorenzo Battaglia e altri!
- "Music for Maggots", un'intervista a Claudio Simonetti
- "Creepers for Creatures": sessioni di domande e risposte a Sergio Stivaletti, registrate dal vivo a Dublino ed Edimburgo
- Aspect Ratio 1.66:1 (16x9)

L'UCCELLO DALLE PIUME DI CRISTALLO (1969) - Dal 23 maggio
Caratteristiche e contenuti:
- Copertina doppia con locandine originali e nuove rappresentazioni grafiche
- Poster con una locandina su entrambe le facciate
- Booklet da collezione su Inferno con approfondimenti inediti di Alan Jones, autore di "Profondo Argento"
- Nuova versione restaurata in alta definizione dal negativo originale, presentata nell'aspect ratio 2:1 Univisium del direttore della fotografia Vittorio Storaro
- Commento audio con Kim Newman e Alan Jones, esperti di Dario Argento
- "A Crystal Classic", un'intervista a Luigi Cozzi
- Sergio Martino: La Genesi del Giallo
- "The Italian Hitchcock": Dario Argento ricorda "L'uccello dalle piume di cristallo"
- Audio originale in italiano e inglese

TENEBRE (1982) - Dal 13 giugno
Caratteristiche e contenuti:
- Copertina doppia con locandine originali e nuove rappresentazioni grafiche
- Poster con una locandina su entrambe le facciate
- Booklet da collezione su Inferno con approfondimenti inediti di Alan Jones, autore di "Profondo Argento"
- Versione restaurata in alta definizione
- Commento audio di Kim Newman e Alan Jones, esperti di Dario Argento
- Commento audio di Thomas Rostock, esperto di Dario Argento
- Introduzione di Daria Nicolodi
- "Screaming Queen!", Daria Nicolodi ricorda "Tenebre"
- "The Unsane World of Tenebrae", un'intervista a Dario Argento
- "A Composition for Carnage", un'intervista a Claudio Simonetti
- "Goblin: Tenebrae and Phenomena Live from the Glasgow Arches"
- Trailer originale
- Aspect ratio 1:85 con audio mono in italiano e inglese e sottotitoli in inglese

In arrivo anche IL GATTO A NOVE CODE dal 20 giugno (dati tecnici da definire).
Tutti i DVD e Blu-Ray sono visibili in tutto il mondo.

giovedì 28 aprile 2011

DVD
Agatha Christie Marple - Serie 5

Julia McKenzie torna a indossare gli abiti in tweed e i merletti di Jane Marple nella quinta stagione della fortunata serie televisiva targata ITV che il 20 giugno 2011 sarà disponibile per l'acquisto presso diversi e-store.
Già pubblicato negli Stati Uniti, il cofanetto per l'Europa si impreziosisce del titolo "The Pale Horse", che va ad aggiungersi agli altri tre titoli inclusi nel boxset statunitense.

Il cofanetto includerà quindi:

- The Pale Horse (tratto da "Un cavallo per la strega", in cui non compare Miss Marple)
- The Mirror Crack'd from Side to Side (tratto da "Assassinio allo specchio")
- The Secret of Chimneys (tratto da "Il segreto di Chimneys", in cui non compare Miss Marple)
- The Blue Geranium (tratto da "Il geranio azzurro", incluso nella raccolta "Miss Marple e i tredici problemi)
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