venerdì 8 giugno 2012

CINEMA
W.E.

Titolo originale W.E.
Paese di produzione USA
Anno 2011
Durata 114 min
Regia Madonna
Sceneggiatura Madonna, Alek Keshishian
Fotografia Hagen Bogdanski
Montaggio Danny Tull
Musiche Abel Korzeniowski
Scenografia Martin Childs
Costumi Arianne Phillips
Cast James D'Arcy, Andrea Riseborough, Abbie Cornish, Oscar Isaac, Richard Coyle, Natalie Dormer, James Fox, Haluk Bilginer

Se c'è un elemento che emerge più degli altri in questa pellicola, è sicuramente l'ennesimo tentativo da parte di Madonna di spiegare come e quanto, nelle sue intenzioni, genuine o artefatte che siano, sia stata incompresa in 30 anni di carriera. Il caso più eclatante (e convincente) fu nel 1996 con il film Evita, coinvolgente ritratto della First Lady che cambiò l'Argentina, diretto da Alan Parker, che la regina del pop ha utilizzato per mostrare una nuova faccia, quella di artista più solida e strutturata, che nel giro di un paio d'anni avrebbe partorito quello che a oggi è considerato il suo capolavoro musicale, Ray of Light. L'ostinazione verso il cinema, sua vera, grande passione da cui è stata il più delle volte martoriata (spesso giustamente, altre volte per partito preso), porta Madonna nel 2008 a passare dietro la macchina da presa con un'opera prima di nicchia, quel Sacro e profano dai toni fortemente autobiografici in cui "racconta i sogni e le aspirazioni di un nucleo di persone, tra cui un aspirante musicista, un professore e scrittore cieco, e due immigrate russe, una coltiva il sogno della danza classica mentre l'altra sogna di essere una volontaria in Africa." (fonte: Wikipedia).

Nel 2012 Madonna ci riprova, questa volta con un film più complesso e, sotto molti aspetti, più ardito, ma la sostanza non cambia: complice una delle storie d'amore più controverse e discusse del Novecento, la cantante grida nuovamente ai quattro venti la sua insoddisfazione nei confronti di un mondo che non l'ha mai capita, e questa volta si serve delle fattezze di Wallis Simpson, ereditiera americana pluridivorziata per cui Edoardo VIII abdicò in favore del fratello (la cui vicenda è raccontata nel film Il discorso del re).

Proprio come in Evita, Madonna rivive in un personaggio estremo, anticonvenzionale: Wallis è spregiudicata, avanti con i tempi, affronta a testa alta il perbenismo e il bigottismo della borghesia che vede in lei un'arrampicatrice sociale egoista e prepotente e, sebbene come nella pellicola di Alan Parker non manchino anche qui indicazioni più o meno velate sulla sfrontatezza di una donna determinata a ottenere ciò che vuole a qualunque prezzo, dipinge un ritratto a tinte forti spostando l'attenzione generale da un amore in nome del quale l'erede al trono è pronto ad abdicare alla paura e all'isolamento necessariamente derivanti dalle conseguenze di un gesto così estremo. E se Madonna decide di non affidarsi interamente alla ricostruzione storica della scandalosa coppia di amanti, l'introduzione del pretesto per narrarne le vicissitudini finisce, tuttavia, per ridurre parzialmente il valore dell'opera. Wally Winthrop è una donna insoddisfatta della sua vita matrimoniale nella New York di oggi che, complice un'asta di Sotheby's in cui verranno venduti i cimeli di Wallis ed Edoardo (W.E.), inizia a interessarsi alla vita dell'ereditiera americana, fino a diventarne letteralmente ossessionata. Cercando di trovare le motivazioni necessarie a ricostruirsi una vita indipendente e libera da qualsiasi convenzione o pregiudizio, Wally osserva con ossessiva attenzione gli oggetti appartenuti al suo alter-ego, che offrono alla regista l'ottimo pretesto di raccontare scorci di vita ben più interessanti e tecnicamente superiori. Impossibile, infatti, non rimanere catturati dalla brillante e profonda interpretazione di Andrea Riseborough che, complici un trucco spesso, ma non sempre, vicino alla perfezione e una carrellata di costumi d'epoca caratterizzati da un'attenzione quasi maniacale al dettaglio, offre un ritratto di Wallis Simpsons difficile da dimenticare. Ottimo coprotagonista James D'Arcy, perfettamente in ruolo e in grado di interpretare con genuino talento un uomo talmente coinvolto dall'amore da non esitare nemmeno un istante a rinunciare al trono per dedicarsi a una vita da esiliato priva di qualsiasi contatto con il mondo esterno.

Se da una parte l'attenzione di Madonna è focalizzata sul punto di vista di una donna forte ed emancipata, ma terrorizzata all'idea di non essere in grado di sostenere il peso di una scelta così importante da parte dell'erede al trono d'Inghilterra, dall'altra la storia della giovane Wally finisce per risultare forzata e non sempre credibilmente in linea con le intenzioni stilistiche e narrative del film. La ricostruzione storica è estremamente curata nei dettagli, tecnicamente raffinata, ricercata e decorata con scelte musicali anacronistiche (come nella scena in cui Wallis intrattiene i partecipanti a una festa ballando sulle note di un brano dei Sex Pistols) ma mai banali o fuori luogo. La narrazione degli eventi moderni, d'altro canto, è stabile, monocorde, canonica, a tratti persino forzatamente pretestuosa nel voler raccontare un'ossessione credibile sulla carta, ma non del tutto drammaturgicamente convincente. E l'impressione di assistere a due film diversi (seppur intersecati tra loro con pretesti originali) vanifica in parte l'intento di Madonna di riscattarsi da un mondo, quello del cinema, di cui vuole far parte con tutta se stessa. Che poi il film sia stato stroncato praticamente ovunque solo per essere stato diretto dalla popstar, è una storia a cui ormai tutti noi siamo più che abituati.

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