lunedì 29 dicembre 2008

LIBRI
Agatha Christie e Miss Marple

Tra le mie varie passioni, spicca fra tutte quella per la celebre scrittrice inglese di gialli Agatha Christie.
È una passione nata fin da quando ero molto piccolo, grazie alla trasmissione dei film tratti dai suoi romanzi più famosi su Rete4.
Da quel momento, ho collezionato tutti i suoi romanzi, le raccolte di racconti, l'autobiografia più un diario di viaggio e la maggior parte dei film tratti dalle sue storie.
L'anziana zitella di St. Mary Mead viene così descritta dall'autrice nella sua autobiografia:

"[...] Miss Marple si intrufolò così silenziosamente nella mia vita che quasi non mi accorsi del suo arrivo. Scrissi una serie di racconti per una rivista, immaginando che in un villaggio sei persone si riunissero una volta alla settimana per raccontare qualche caso rimasto insoluto. Iniziai con Miss Jane Marple, un tipo di anziana signora che avevo visto frequentemente [...] nei villaggi dei miei soggiorni giovanili. [...] nonostante la sua cordialità, si aspettava sempre il peggio da tutto e da tutti e le sue previsioni si dimostravano quasi sempre esatte. [...] Quando Miss Marple era nata aveva già un'età oscillante tra i sessantacinque e e i settant'anni, pessima età, come quella di Poirot, vista la durata del nostro rapporto. Se anch'io avessi avuto la minima capacità di prevedere il futuro, avrei scelto come primo investigatore un ragazzino, di modo che potesse invecchiare con me. [...]

Oltre a comparire in alcune raccolte, intitolate "Miss Marple e i tredici problemi", "In tre contro il delitto", "Appuntamento con la paura" e "Tre topolini ciechi e altre storie", Miss Marple è stata la protagonista di 12 romanzi:


1930.La morte nel villaggio
1942.C'è un cadavere in biblioteca
1943.Il terrore viene per posta





1950.Un delitto avrà luogo
1952.Giochi di prestigio
1953.Polvere negli occhi





1957.Istantanea di un delitto
1962.Assassinio allo specchio
1964.Miss Marple nei Caraibi





1965.Miss Marple al Bertram Hotel
1971.Miss Marple: Nemesi
1976.Addio Miss Marple




Il grande e il piccolo schermo si sono spesso cimentati con successo nella trasposizione del celebre personaggio creato da Agatha Christie.
La prima e più celebre Miss Marple di celluloide fu Margareth Rutherford, protagonista di una serie di film degli anni '60:

1 - "Assassinio sul treno", tratto da "Istantanea di un delitto"
2 - "Assassinio al galoppatoio", tratto da "Dopo le esequie"
3 - "Assassinio sul palcoscenico", tratto da "Fermate il boia"

Visto l'incredibile successo dei primi tre film, al regista venne richiesto di girare un altro film con protagonista Margaret Rutherford di nuovo nei panni di Miss Marple, e fu così che nacque "Assassinio a bordo", creato da una sceneggiatura originale (la collezione completa è disponibile all'estero in DVD).
Ironia della sorte, nonostante ormai il grande pubblico identifichi Miss Marple con l'attrice inglese, pare che Agatha Christie fosse totalmente insoddisfatta di questa quadrilogia e della sua interprete, obiettivamente lontana, almeno fisicamente, da ciò che la scrittrice aveva in mente (oltretutto si ritenne oltraggiata dal fatto che "Assassinio al galoppatoio" a "Assassinio sul palcoscenico" fossero stati concepiti come romanzi con protagonista Hercule Poirot, e non Miss Marple!). Si vocifera, anzi, che la Christie avesse fatto il nome di una certa Joan Hickson per il ruolo da protagonista (l'attrice era apparsa in un ruolo secondario in "Assassinio sul treno"). 30 anni dopo, la BBC ha deciso di esaudire il suo desiderio...

Nasce infatti un enorme progetto in base al quale verranno girati per la televisione tutti i romanzi e racconti che hanno visto come protagonisti i due detective creati da Agatha Christie, Hercule Poirot e, appunto, Miss Marple, quest'ultima interpretata da Joan Hickson.
L'opera, uscita recentemente in un elegante DVD a forma di libro, comprende i 12 film tratti dai romanzi sopracitati. I DVD sono disponibili in lingua inglese.

Recentemente la BBC ha ingaggiato Geraldine McEwan per girare nuovamente l'intera saga di Miss Marple, con però meno successo di pubblico. I titoli sono gli stessi, a differenza di "Miss Marple nei Caraibi", sostituito inspiegabilmente con "Un messaggio dagli spiriti", romanzo di Agatha Christie in cui però non compariva alcun detective.

Un nuovo ciclo di film su Miss Marple sempre per la BBC vedrà come protagonista Julia MacKenzie.

Interessante fu invece l'episodio a se stante di "Assassinio allo specchio" del 1985, per la regia di Guy Hamilton, con un cast all-star che vede tra i protagonisti Elizabeth Taylor, Rock Hudson, Geraldine Chaplin, Kim Novak e, nel ruolo di Miss Marple, Jessica Lansbury. L'attrice fu talmente convincente che venne scelta per interpretare ben 12 stagioni di un noto serial televisivo intitolato "La signora in giallo", ispirato alle avventure di Miss Marple fin dal titolo originale, "Murder, she wrote", sulla falsa riga di "Murder, she said" (titolo americano di "Assassinio sul treno" con Margaret Rutherford).

Di grande successo televisivo, infine, una serie di due film degli anni '80 che vedono nel ruolo della protagonista la grandissima attrice teatrale Helen Hayes.
Si tratta delle seguenti pellicole:
"Miss Marple nei Caraibi"
"Miss Marple: Assassinio allo specchio" (erroneamente tradotto, dal momento che il romanzo da cui è tratto è invece "Miss Marple: Giochi di prestigio").
I film sono disponibili in lingua inglese in un cofanetto che comprende anche la trasposizione cinematografica di "È troppo facile", romanzo senza detective della scrittrice inglese in cui però la prima vittima, interpretata sempre da Helen Hayes, ricorda in tutto e per tutto Miss Marple...

La rete riporta inoltre una pellicola del 1956, mai tradotta in Italia, tratta dal romanzo "Un delitto avrà luogo", con protagonista Gracie Fields.

LIFE
L'alba

Chi mi conosce bene non lo direbbe, eppure l'alba è il momento della giornata che mi emoziona di più.
L'ho vista non poche volte, l'alba. Il più delle volte perché non ero ancora andato a dormire, più raramente perché dovevo alzarmi presto, per studiare o andare a lavorare.
Non so se attribuire all'alba un significato particolare, la nascita, la creazione, il calore dopo il freddo, la luce dopo il buio. So solo che rimango estasiato dai suoi colori, dalle sfumature che dal viola arrivano al giallo, passando attraverso i rossi e gli arancioni più intensi che la Natura possa creare.

Giovanni Pascoli ha scritto una splendida poesia sull'alba:

Odoravano i fior di vitalba
per via, le ginestre nel greto;
aliavano prima dell'alba
le rondini nell'uliveto.
Aliavano mute con volo
nero, agile, di pipistrello;
e tuttora gemea l'assiolo,
che già spincionava il fringuello.
Tra i pinastri era l'alba che i rivi
mirava discendere giù:
guizzò un raggio, soffio su gli ulivi;
virb...disse una rondine; e fu
giorno: un giorno di pace e lavoro,
che l'uomo mieteva il suo grano,
e per tutto nel cielo sonoro
saliva un cantare lontano.

Vi regalo due albe scattate sul balcone di casa mia, nel periodo in cui sta per scattare il cambio dell'ora legale con l'ora solare.

LIBRI
Oriana Fallaci, l'intera bibliografia ripubblicata da BUR

Finalmente, dopo due anni dalla scomparsa di Orianna Fallaci, la BUR pubblica una nuova collana ristampando tutti i libri della scrittrice in formato rilegato.

Si parte con una chicca: l’emozionante e sempre più attuale reading di "Lettera a un bambino mai nato" che Oriana Fallaci registrò nel 1993.


Un audiolibro in 4 cd che indaga a fondo i controversi dilemmi morali e religiosi dell’aborto; la riflessione di una donna, rivolta alle donne e agli uomini, capace di sconvolgere le coscienze e scavare nel cuore di diverse generazioni.
Un’occasione unica per risentire la voce inconfondibile di Oriana.



Da un’intervista di Barbara Carazzolo a Oriana Fallaci pubblicata da «Famiglia Cristiana» il 6 ottobre 1993

La Lettera fu il frutto di una disubbidienza della reporter: le commissionarono un’inchiesta sull’aborto e lei tornò dopo sei mesi con il racconto.

[...] «Non ho avuto figli di carne ed è stato un gran dispiacere. Dunque i miei libri sono i miei figli di carta». E questo Lettera a un bambino mai nato è un figlio un po’ speciale, frutto di una disubbidienza. «Il mio capo, allora, era Tommaso Giglio e mi commissionò una grande inchiesta sull’aborto: “Prenditi quattro mesi”, mi disse, “fai quello che vuoi e vai dove ti pare ma torna con l’inchiesta”. Dopo sei mesi tornai con il mio fascio di fogli in mano ma invece dell’inchiesta c’era il libro. Non me lo ha mai perdonato e per quindici giorni non mi ha rivolto addirittura la parola».

Diciotto anni dopo questo romanzo è un figlio che dà ancora molte soddisfazioni. La Fallaci, all’epoca, lo dedicò «da una donna a tutte le donne». Ora smentisce quella dedica. «Gli uomini sono cambiati, la maternità non è più una parola che appartiene solo alle donne», dice. «Non a caso, in alcuni Paesi, il libro è piaciuto di più agli uomini che alle donne. Anche loro possono essere mamma: nutrire, crescere, insegnare a un figlio a camminare. Ne ho conosciuti tanti di uomini così».

Da aprile 2009 il romanzo è disponibile nella stessa collana anche in formato cartaceo.

Primo titolo in formato cartaceo della collana è "Intervista con la Storia".

Pubblicato da Rizzoli nel 1974 e riproposto in più edizioni tascabili dalla Bur (1977,1994 e 2001), dopo 5 anni di assenza torna finalmente in libreria Intervista con la storia, raccolta di ventisei delle migliori interviste strappate ai Grandi della Storia dalla Fallaci, allora reporter dell’«Europeo». Tradotto in undici Paesi, è un libro straordinario che dimostra la tecnica giornalistica insuperabile di Oriana, e che per lei nessuno al mondo era davvero irraggiungibile.
Con la prefazione di Federico Rampini.


Dal sito orianafallaci.com:
Gli anni Sessanta e Settanta vedono Oriana in prima linea sui fronti più caldi del mondo: il Vietnam, piazza delle Tre Culture a Città del Messico, Detroit sconvolta dalla rivolta dei neri, la terribile guerra indo-pachistana, la resistenza greca al regime dei Colonnelli, il Medioriente e il Sudamerica.
La Fallaci giornalista è ovunque, e come un tarlo fa di tutto per vivere «dentro la Storia. Vivere la Storia nell’attimo stesso in cui essa si svolge. Testimoniare le nefandezze della guerra e le porcherie della pace».
Per capirne i meccanismi più segreti incontra e intervista senza sconti tutti i politici più in vista – e di conseguenza più intoccabili – del mondo, i personaggi «che avendo vinto la lotteria del potere decidono il nostro destino».
Dal capo della CIA William Colby a Yassir Arafat, dall’intervista contestatissima in cui il consigliere della sicurezza statunitense Henry Kissinger avrebbe affermato – e poi negato – di sentirsi come «un cowboy solitario» alla guida dell’America e del mondo, a quella all’Iman Khomeini, in cui Oriana si tolse polemicamente il chador definendolo «stupido cencio da medioevo»: passando per l’incontro con il generale Giap, Pietro Nenni, Golda Meir, il suo compagno Alekos Panagulis, Ali Bhutto, Hussein di Giordania, Nguyen Van Thieu, Indira Gandhi e tanti altri, la tenacia e la passione della Fallaci danno vita a documenti eccezionali che condannano spietatamente il potere, spronando alla disubbidienza e a un’incondizionata lotta per la libertà.

Si prosegue con la pubblicazione di altre tre libri, ormai fuori catalogo da diversi anni.

"Gli antipatici" è un’inchiesta formidabile e irriverente che raccoglie diciotto faccia a faccia tra la giovane Fallaci e le star più celebri di quei tempi.
Attori, registi, atleti, scrittori, musicisti, politici, playboy: nessuno viene risparmiato dall’ostinazione e il sense of humour della trentaquattrenne Oriana, già candidata all’Olimpo del giornalismo mondiale.

Dal sito orianafallaci.com:
"Ci sono personaggi sempre sulla bocca di tutti, e dei quali tutto si sa e tutto si dice: «Ovunque si parla di loro, ovunque si discute di loro, delle loro gesta, dei loro amori, delle loro corride, delle loro poesie»: sono gli antipatici, sono le star che occupano sempre le prime pagine della cronaca e dei pettegolezzi, che invadono la vita di chiunque senza chiedere permesso per spiattellare sulla piazza le loro storie, pubbliche o private che siano.
Personaggi bizzarri, che spesso durante gli incontri svelano lati sorprendenti del proprio carattere, pronti a qualunque cosa pur di farsi notare: sono i protagonisti delle diciotto interviste scelte da Oriana tra quelle pubblicate sull’«Europeo» a partire dal 1954.
Ingrid Bergman, Don Jaime de Mora y Aragón, Nilde Iotti, Federico Fellini, Arletty, Baby Pignatari, Catherine Spaak, Gianni Rivera, Afdera Fonda Franchetti, Antonio Ordoñez, Cayetana d’Alba, Salvatore Quasimodo, Jeanne Moreau, Alfred Hitchcock, Anna Magnani, Porfirio Rubirosa, Natalia Ginzburg e Giancarlo Menotti sono le star intervistate in questa raccolta, dove ogni incontro è introdotto da un ritratto basato sull’impressione personale che la Fallaci si è fatta nel corso della conversazione: «ho fatto precedere ogni intervista da una presentazione [...]. Racconta anche altre cose che non sempre hanno a che fare con l’intervista e che, inevitabilmente, contengono un giudizio sull’intervistato. Ciò non piacerà ai cultori del giornalismo obiettivo per i quali il giudizio è mancanza di obiettività: ma la cosa mi turba pochissimo. Quel che essi chiamano obiettività non esiste. L’obiettività è ipocrisia, presunzione: poiché parte dal presupposto che chi fornisce una notizia o un ritratto abbia scoperto il vero del Vero».
E questo giudizio, inutile sottolinearlo, non sarà sempre lusinghiero. Per portare un unico esempio, su Hitchcock che aveva sempre adorato la Fallaci non potrà fare a meno di scrivere: «Ad essere obiettivi, era decisamente schifoso: gonfio, paonazzo, una foca vestita da uomo. Non gli mancavan che i baffi. Da quel grasso di foca il sudore colava copioso ed olioso, in più fumava un puzzolentissimo sigaro che aveva il solo vantaggio di nasconderlo per lunghi secondi dietro una densa nube azzurrina». "


"Il sesso inutile" è il risultato di un reportage magistrale che Oriana scrisse girando il mondo per l’«Europeo», il libro-inchiesta risponde sul campo ad alcune domande chiave sull’universo femminile. «Dove vivono le donne più felici? E le donne, quando sono felici, perché lo sono e in relazione a che cosa? È possibile individuare un “pianeta delle donne” ben distinto, nei problemi e nelle ambizioni, da un “pianeta degli uomini”?»

Dal sito orianafallaci.com:
"Non fu semplice, per una donna combattiva e indipendente come la Fallaci, proiettarsi psicologicamente in una ricerca simile. Nella prefazione al libro, scriveva infatti: «Per quanto mi è possibile, evito sempre di scrivere sulle donne e sui problemi che riguardano le donne. Non so perché, la cosa mi mette a disagio, mi appare ridicola. Le donne non sono una fauna speciale e non capisco per quale ragione esse debbano costituire, specialmente sui giornali, un argomento a parte: come lo sport, la politica e il bollettino meteorologico».
Ma se in alcune parti del mondo quello femminile era considerato un sesso di second’ordine, magari addirittura inutile, valeva forse la pena di indagare… Da Karachi a New York, passando per India, Indonesia, Hong Kong e Giappone: dopo circa cinquantamila chilometri di viaggio in compagnia del fotografo Duilio Pallottelli, Oriana è tornata con un rapporto originale, imprevedibile e divertente, che apparve in parte sulle colonne dell’«Europeo». E il risultato si spinge al di là delle più cupe aspettative: la donna, in decine di Paesi nel mondo, altro non è che un complemento dell’uomo e della casa, un oggetto senza dignità, senza diritti, e soprattutto senza pretese.
Il suo reportage intorno alla donna non ha nulla del saggio etnologico o folkloristico: è un sorprendente racconto, reso irresistibile dalla sua verve giornalistica, di persone, tradizioni e cose.
Donne d’ogni pelle e sorriso narrano la loro condizione senza remore e ipocrisie, mescolando quel candore e quel tocco di malizia che rendono Il sesso inutile un documento straordinario. "


Terzo volume, introvabile da oltre 50 anni e ora recentemente pubblicato, "I sette peccati di Hollywood" è un’inchiesta che precorre i tempi facendo luce sul lato più oscuro del mondo dello spettacolo. Una giovanissima Oriana indaga tra i segreti dello star system americano, vivendo la quotidianità della dolce vita e penetrando a suo modo nell’inespugnabile microcosmo hollywoodiano.

Dal sito orianafallaci.com:
"Giunta a Roma per lavorare all’«Europeo» nel 1954, Oriana si crea velocemente nuove amicizie in quel piccolo universo frivolo e così distante da quello in cui aveva sempre vissuto: per smascherare gli «imputati» è necessario condividere la loro stessa vita, gli stessi locali, gli stessi lussi e capricci. È così che inizia a calarsi nella parte e a diventare un giudice che tra le star si confonde, una sorta di infiltrato che tutto vede e cerca di decifrare.
Per comprendere più da vicino lo star system, la Fallaci però non si accontenta della dolce vita romana: va più volte anche negli Stati Uniti, e comincia a introdursi sempre più di frequente a Hollywood per capire i meccanismi più nascosti, vedere senza filtri mediatici i personaggi che vi si muovono in maniera così disinvolta.
Ne nascono decine di articoli pubblicati sull’«Europeo», in cui la Fallaci-Mata Hari (a lei la paragona Welles, nell’introduzione al libro, per la bellezza, l’acume, la capacità di spiare e di passare inosservata) porta a galla gli aloni misteriosi di persone famose che cercano di dare di sé un’immagine studiata nei particolari, e che spesso non corrisponde a quella reale.
Si troverà molto di Marilyn Monroe nei Sette peccati di Hollywood (o Hollywood vista dal buco della serratura, come Oriana avrebbe voluto intitolare il libro), ma è stata l’unica capace di non farsi raggiungere dalla Fallaci («Chi dice Hollywood pensa subito a Marilyn Monroe. Ma è inutile che cerchiate in questo libretto un ritrattino o una intervista con Marilyn Monroe. Non c’è. Sono stata a Hollywood più di una volta, vi sono rimasta una lunga insopportabile estate, sono entrata nelle case dei divi, ho mangiato con loro, ho fatto il bagno nelle loro piscine. Ho subìto le loro lacrime, le loro bugie e la loro boria, ma non ho mai, dico mai, parlato a quattr’occhi con la signorina Jean Mortenson, in arte Marilyn Monroe»). E dire che l’ha cercata davvero a lungo.
Ha incontrato invece tutte le altre star di quegli anni, e di Hollywood è riuscita a dare un quadro preciso, speciale; senza però dimenticare che, come diceva il suo amico scrittore Bill, «Hollywood non esiste. [...] Hollywood è uno stato mentale, un miraggio. Non si guarda Hollywood con gli occhi: ma col desiderio, l’invidia, la suggestione»."

EVENTI
NOTTE D'ARGENTO - 23/10/2007



La data tanto attesa è arrivata: 23 ottobre 2007, la "Notte d'Argento".
Non starò a dilungarmi sui 50 minuti di fila per entrare, o sulla pretesa di rifilarmi una t-shirt ricordo della misura "m"...... passo direttamente alla serata.

Ore 21.00
SUSPIRIA - Mater Suspiriorum

Cala il buio, inizia la musica, silenzio in sala.
Ho l'occasione di vedere Suspiria sul maxischermo di una sala cinematografica, dopo aver consumato varie videocassette e dvd.
Siamo oltre il migliaio incollati in religioso silenzio con gli occhi puntati al film. In silenzio, sì. Finché non arriviamo al primo omicidio, quello di Pat e della sua amica Sonia: al termine della scena si solleva un applauso concitato, il pubblico urla e approva, è la consacrazione!
Il verde della sequenza dell'omicidio di Sarah (vero esercizio di tensione insostenibile) non è mai stato così verde.
Il rosso della scena del dormitorio (dove incontriamo per la prima volta la Prima Madre) non è mai stato così rosso.
Il ghigno di Alida Valli, impeccabile Miss Tanner, non è mai stato così diabolico.
Sui titoli di coda, la folla si spella le mani a forza di applausi.

Ore 22.45
INFERNO - Mater Tenebrarum

Il pubblico si è già scaldato con i primi 90 minuti, e a dimostrazione di ciò, il primo grande applauso, con tanto di urla isteriche, si solleva in concomitanza con il rosso sangue della scritta Inferno nei titoli di testa.
L'omicidio di Sarah e Carlo, tra i più sanguinolenti nella carriera del regista, è vissuto con partecipazione dal pubblico, che segue attentamente, fotogramma per fotogramma, la discesa agli inferi di Mark nella spettacolare dimora che Varelli ha costruito per Mater Tenebrarum.
Ma il vero pandemonio si scatena alla scena dell'omicidio di Kazanian, il librario. L'agghiacciante sequenza in cui il protagonista è attaccato da un'orda di topi affamati e finisce accoltellato da un macellaio che, apparentemente, stava per correre in suo aiuto, ha provocato applausi scroscianti, grida di approvazione, commenti entusiasti.
Lo spettacolo si conclude con un pubblico sempre più in fervorante attesa dell'ultimo capitolo della trilogia horror più incredibile che sia mai stata raccontata.
A introdurre il Maestro, la sua Musa e il cast del film ci pensa un piacevole inframezzo di Claudio Simonetti e dei Demonia, che si esibiscono in alcuni dei brani più apprezzati della cinematografia argentiana. Intanto, all'esterno della sala, lungo il Black Carpet la folla è impazzita, e la sala continua a popolarsi di fan accorsi per assistere all'evento.

Ore 00.45
LA TERZA MADRE - Mater Lachrimarum

Parto da un presupposto: film come "Inferno" o "Suspiria" non se ne fanno più. E non perché il talento è finito, ma perché l'epoca è finita. I film non si girano più come una volta. C'era un'altra atmosfera, altri colori, un modo di recitare diverso, che oggi risulterebbe fuori tempo massimo.
Tenuto in considerazione quanto sopra detto, e vista la "sfortuna" del ruolo ricoperto a completamento di due capitoli praticamente perfetti, La Terza Madre è un bel film.
Perché colpisce dritto allo stomaco, come solo Argento sa fare.
Perché gli omicidi, su tutti la morte del prete Udo Kier, sono coreografici e violenti all'inverosimile.
Perché la Paura è regina incontrastata.
Perché assistiamo a "fenomeni paranormali incontrollabili" (vedere la scena della mamma sul ponte del Tevere per credere).
Perché la recitazione, una volta tanto, non è abbondanata a se stessa.
Ma soprattutto perché, dopo "Il cartaio" e "Ti piace Hitchcock", La Terza Madre centra l'obiettivo. Con i suoi difetti, per carità. Un finale troppo veloce e poco ispirato, una caratterizzazione dei personaggi troppo stilizzata (voluta, a mio parere, come in tutti gli altri film); è necessario tenere presente il cinema di Argento per poter comprendere appieno l'intento: la trama è un mero pretesto per allestire uno spettacolo di morte. Le singole scene sono il seme della vita (o della morte).
Lamentarsi, in questo caso, è davvero troppo.

EVENTI
KILL BABY KILL! Il cinema di Mario Bava - 31/01/2008


Ore 18.00

"La Venere d'Ille"

Roussillon, primi decenni dell'Ottocento: il giovane Alfonso de Peyrehohade sta per sposarsi, ma una statua di Venere, da poco scoperta nei suoi possedimenti, lo reclama per sé e la notte di nozze avrà sviluppi poco piacevoli.

Trasmesso in Rai nel 1979, "La Venere d'Ille" rappresenta il canto del cigno di Mario Bava e il suo passaggio di testimone al figlio Lamberto, che nonostante diverse incursioni nell'horror nostrano (Demoni, Demoni 2, Ghost Son) raggiungerà la fama in Italia e all'estero per la saga televisiva di Fantaghirò. Proprio nella sua essenza di prodotto televisivo per cui non esiste una copia originale decente di quest'opera in DVD, il film è stato trasmesso nell'ambito della rassegna proprio da una versione datata proveniente dal Museo Nazionale del Cinema di Torino: diversi difetti, dunque, nell'audio e nel video. Eppure, sono proprio queste imperfezioni che hanno contribuito ad apportare valore aggiunto all'opera durante la proiezione. Atmosfera di classe, eleganza, recitazione retrò e il volto di Daria Nicolodi, perfetta rappresentante di una raffinatezza femminile classicheggiante. Il racconto è un crescendo di emozioni, sensazioni, accompagnate a qualche brivido e a un romanticismo disincantati. Un progetto fuori dal comune, "sui generis", da rivalutare per una manciata di buoni motivi.



Ore 19.00

Shock



Nulla da aggiungere, se non l'emozione di vedere questo capolavoro finalmente sul grande schermo, con brividi e urla annessi.



Ore 20.30

Tavola rotonda moderata da Pierpaolo De Sanctis con Lamberto Bava, Ernesto Gastaldi, Filippo Ottoni, Giona A. Nazzaro, Gabriele Acerbo e Roberto Pisoni.

Presentazione del volume "Kill Baby Kill! Il cinema di Mario Bava", di Gabriele Acerbo e Roberto Pisoni.

Un volume interamente dedicato a Mario Bava visto, osservato e raccontato dalle persone che hanno lavorato con lui negli anni o che si sono direttamente ispirate a lui nei propri lavori.



Ore 22.15

"Reazione a catena/Ecologia del delitto"

Federica Donati, un'anziana contessa costretta su di una sedia a rotelle, vive in una villa situata in una baia incontaminata di sua proprietà. Il netto rifiuto che Federica oppone a chi vorrebbe acquistare la baia per farne un luogo turistico è causa del suo brutale omicidio. Ha inizio così una catena di feroci delitti che vedono coinvolti vari personaggi, alcuni abitanti nella baia, alcuni recativisi in cerca di affari, altri capitati lì per caso…
Siamo di fronte al capolavoro assoluto di Bava. Violenza esasperata all'inverosimile, trama dalle mille sfaccettature, personaggi surreali e indimenticabili (su tutti, una Laura Betti che pare completamente estranea al resto del film), fotografia vibrante, sequenze al cardiopalma. "Venerdì 13" e altri capolavori del genere slasher americano devono molto a questa magnifica opera d'arte; su tutte, la sequenza dell'accoppiamento riportata qui in basso:



13 i cadaveri disseminati nel film, che per l'occasione è stato presentato con il finale classico presente nell'edizione in DVD della RaroVideo e con il finale inedito voluto da Bava, in cui i bambini recitano "Così imparano a fare i cattivi" (uno dei numerosi titoli alternativi della pellicola).

Non azzardatevi a dichiararvi fan di Bava e dell'horror all'italiana se non avete ancora visto questo film!

CINEMA
Profondo rosso

Titolo originale Profondo rosso
Paese di produzione Italia
Anno 1975
Durata 127 min
Regia Dario Argento
Sceneggiatura Dario Argento, Bernardino Zapponi
Fotografia Luigi Kuveiller
Montaggio Franco Fraticelli
Musiche Goblin, Giorgio Gaslini
Scenografia Giuseppe Bassan
Costumi Elena Mannini
Cast David Hemmings, Daria Nicolodi, Gabriele Lavia, Glauco Mauri, Giuliana Calandra, Clara Calamai, Macha Méril, Eros Pagni, Nicoletta Elmi, Piero Mazzinghi, Liana Del Balzo, Aldo Bonamano, Vittorio Fanfoni, Dante Fioretti, Geraldine Hooper, Jacopo Mariani, Furio Meniconi, Fulvio Mingozzi, Lorenzo Piani, Salvatore Puntillo, Piero Vida, Salvatore Baccaro, Bruno Di Luia, Attilio Dottesio, Tom Felleghy, Mario Scaccia, Franco Vaccaro

Durante una conferenza sulla parapsicologia, Helga Hullmann, sensitiva tedesca, avverte in sala una presenza inquietante. Qualcuno, nascosto tra gli spettatori, medita un efferato delitto, non ancora commesso. La sera stessa, Helga torna a casa e viene brutalmente uccisa. Marc Daily, giovane pianista inglese, assiste casualmente al fatto di sangue, senza poter intervenire e salvare la donna. Egli non è stato in grado di riconoscere il killer. Risoluto ad individuare l'autore del delitto, Marc inizia le sue indagini. Si offrono di aiutarlo due suoi amici: la giornalista Gianna Bezzi e Carlo, pianista alcolizzato, figlio di un'anziana ex-attrice. Marc e Gianna scoprono in una villa le tracce di un orrendo crimine, commesso molti anni prima e rimasto impunito. I due sembrano avvicinarsi alla verità, ma l'assassino continua a colpire. Le uccisioni sono sempre più efferate: una vittima viene affogata nell'acqua bollente di una vasca da bagno, un'altra pugnalata dietro al collo, dopo essere stata ferocemente sbattuta contro l'angolo di un caminetto e di un tavolo. Per ogni passo avanti che Marc fa con le sue indagini, c'è un nuovo efferato omicidio: a cadere, sono tutte persone in grado di aiutarlo nella ricerca. E anche quando il mistero sembra risolto, una mano guantata cerca di mettere fine alla vita dello stesso Mark...

Cosa dire su questo film che non sia già stato detto? Tutto, anche l'improbabile e impossibile, funziona alla perfezione. A partire dalla coreografia dei delitti, efferati, sanguinolenti eppure terribilmente concreti: nelle sequenze di morte ogni singolo spettatore partecipa al dolore della vittima di turno. Chi non ha mai battuto una parte del corpo contro uno spigolo? Chi non ha mai sperimentato il dolore che si prova anche solo sfiorando l'acqua bollente? Le paure ancestrali riportano all'infanzia di tutti noi; non a caso una delle scene più terrorizzanti è quella del pupazzo meccanico di Carlo Rambaldi che si avvicina minaccioso a Giordani con un ghigno agghiacciante (e poco importa se esce dalla parte opposta al punto in cui l'assassino sferra il suo attacco!). Gli attori si muovono alla perfezione, su tutti Gabriele Lavia e Glauco Onorato, e le lunghe sequenze all'interno della villa abbandonata, claustrofobiche e sottolineata dalla musica d'avanguardia degli ottimi Goblin, sono pregne di simbolismi e di barocca messa in scena. Capolavoro assoluto del cinema italiano (e non solo di genere).

CINEMA
Quattro mosche di velluto grigio

Titolo originale Quattro mosche di velluto grigio
Paese di produzione Italia, Francia
Anno 1971
Durata 102 min
Regia Dario Argento
Sceneggiatura Dario Argento
Fotografia Franco Di Giacomo
Montaggio Françoise Bonnot
Musiche Ennio Morricone
Scenografia Enrico Sabbatini
Cast Michael Brandon, Mimsy Farmer, Jean-Pierre Marielle, Bud Spencer, Stefano Satta Flores, Marisa Fabbri, Francine Racette, Laura Troschel, Calisto Calisti, Oreste Lionello, Fabrizio Moroni, Aldo Bufi Landi, Tom Felleghy, Guerrino Crivello, Corrado Olmi, Gildo Di Marco, Leopoldo Migliori, Fulvio Mingozzi, Dante Cleri, Pino Patti, Ada Pometti, Jacques Stany, Stefano Oppedisano, Renzo Marignano (non accreditato)

Pedinato, da parecchio tempo, da una sinistra figura, il giovane Roberto Tobias, batterista in un'orchestra, una sera affronta lo sconosciuto e, sebbene involontariamente, lo uccide. Qualcuno ha assistito alla scena, fotografandola. Da quel momento, pur non giungendogli nessuna richiesta di denaro, Roberto diviene oggetto di una silenziosa persecuzione da parte del misterioso testimone, che, oltre a disseminargli per casa le prove del suo omicidio, una sera tenta addirittura, agendo nell'ombra, di strangolarlo. Il giovane si confida con la moglie Nina, che gli consiglia inutilmente di partire. Al colloquio assiste, non vista, la cameriera, che poche ore dopo verrà sgozzata in un parco. A questo punto, è Nina ad abbandonare la casa, mentre al fianco di Roberto resta Delia, una giovane parente della moglie. Sempre più spaventato, il batterista si rivolge a un investigatore privato, che però, giunto a un passo dalla verità, viene ucciso. Quando anche Delia, mentre Roberto è assente, subisce la stessa sorte, il giovane decide di armarsi e di aspettare che l'assassino tenti di colpire anche lui. Tobias si troverà davanti a un'amara verità...

A lungo introvabile, il più agognato, il più perverso tra i film di Argento. Capitolo finale della Trilogia degli animali, "Quattro mosche di velluto grigio" possiede tutti gli ingredienti del perfetto giallo all'italiana dell'epoca d'oro: travestimenti, inseguimenti, omicidi sanguinolenti, voci distorte, ossessioni, traumi del passato, gente viva che dovrebbe essere morta e gente morta che dovrebbe essere viva. Tra le curiosità: la scena dell'omicidio della cameriera dei Tobias, ambientata nel parco del Valentino, è un esplicito riferimento alla medesima scena ne "Lo strano vizio della signora Wardh". Il personaggio di Dio (Bud Spencer) è tratto dal romanzo "La statua che urla" da cui Argento ha ricavato il suo primo film, "L'uccello dalle piume di cristallo".

CINEMA
Il gatto a nove code

Titolo originale Il gatto a nove code
Paese di produzione Italia, Francia, Germania Ovest
Anno 1971
Durata 107 min
Regia Dario Argento
Sceneggiatura Dario Argento
Fotografia Enrico Menczer
Montaggio Franco Fraticelli
Musiche Emmio Morricone
Scenografia Carlo Leva
Costumi Carlo Leva
Cast Karl Malden, James Franciscus, Catherine Spaak, Tino Carraro, Pier Paolo Capponi, Aldo Reggiani, Horst Frank, Rada Rassimov, Carlo Alighiero, Cinzia De Carolis, Tom Felleghy, Emilio Marchesini, Corrado Olmi, Vittorio Congia, Ugo Fangareggi, Fulvio Mingozzi, Pino Patti, Umberto Raho, Jacques Stany, Stefano Oppedisano, Ada Pometti, Walter Pinelli, Sascha Helwin, Marie Luise Zetha, Martial Boschero, Werner Pochath, Dario Argento, Margherita Horowitz (non accreditata), Carlo Leva

Franco Arnò è un cieco che vive con la sua nipotina e si guadagna da vivere realizzando parole crociate. Una sera, passaggiando per strada ascolta la strana conversazione tra due uomini seduti in un'auto parcheggiata davanti ad un istituto in cui si praticano esperimenti genetici. Quella stessa notte qualcuno fa irruzione nell'istituto ed uccide una guardia. Arno decide di investigare con l'aiuto del giornalista Carlo Giordani...

Dario Argento è davvero poco affezionato a questo film, e non ha tutti i torti. Nasce infatti sulla scia del magnifico "L'uccello dalle piume di cristallo", letteralmente imposto dalla casa di distribuzione per bissare il successo della sua opera prima (sarà effettivamente uno dei maggiori incassi della stagione italiana 1971): i difetti nella sceneggiatura si vedono tutti, tanto che gli stessi fan del regista non amano particolarmente questa pellicola. Ciononostante, le buone trovate non sono poche: in primis la soggettiva dell'assassino, che permette una totale identificazione da parte del pubblico; le scene di morte, sempre particolarmente ricercate; la scelta di un protagonista non vedente, in continua contrapposizione con l'occhio spesso in primo piano dell'assassino; la teoria della genetica sviluppata nell'istituto Terzi. Piccoli elementi che, se non riescono a renderlo un capolavoro, contribuiscono comunque a consolidare il prestigio del regista nel panorama cinematografico italiano. Ottima la fotografia e i costumi, musica per la seconda volta affidata al maestro Morricone.

CINEMA
L'uccello dalle piume di cristallo

Titolo originale L'uccello dalle piume di cristallo
Paese di produzioneItalia
Anno 1970
Durata 93 min
Regia Dario Argento
Sceneggiatura Dario Argento
Fotografia Vittorio Storaro
Montaggio Franco Fraticelli
Musiche Ennio Morricone
Scenografia Dario Micheli
Costumi Dario Micheli
Cast Tony Musante, Enrico Maria Salerno, Suzy Kendall, Umberto Raho, Eva Renzi, Raf Valenti, Mario Adorf, Giuseppe Castellano, Pino Patti, Gildo Di Marco, Fulvio Mingozzi, Omar Bonaro, Bruno Erba, Annamaria Spogli, Rosita Torosh, Karen Valenti, Werner Peters, Reggie Nalder, Maria Tedeschi, Carla Mancini, Giovanni Di Benedetto

Sam Dalmas, giovane scrittore americano, sta per lasciare Roma e tornare negli Stati Uniti. La sera prima della sua partenza, egli assiste all'aggressione di Monica Ranieri: la donna viene accoltellata da qualcuno, che si dilegua nel buio. Le indagini del caso sono affidate al commissario Morosini, il quale informa Sam della possibile presenza d'un assassino seriale in città: la stessa persona che ha ucciso con armi da taglio tre ragazze, potrebbe aver tentato di accoltellare Monica. Sam decide di non partire e d'indagare per suo conto sui delitti. Il killer cerca due volte di metterlo a tacere per sempre, ma egli non demorde: e l'omicida lo informa telefonicamente che, se non abbandonerà le ricerche, la prossima vittima sarà la sua fidanzata, Giulia. In un momento in cui lo scrittore è assente, Giulia viene aggredita e scampa alla morte solo grazie al tempestivo intervento degli agenti. La chiamata d'avvertimento, provvidenzialmente registrata, viene analizzata con attenzione. Carlo, amico di Sam, riesce ad individuare uno strano rumore di fondo e ne decifra la provenienza...

Esordio alla regia di Dario Argento, questo film è un piccolo miracolo del cinema italiano. Pur non essendo la prima pellicola tricolore a introdurre la figura dell'assassino completamente vestito di nero, con guanti e cappello (Sei donne per l'assassino - Mario Bava), è quella che in realtà sdogana il genere tra il grande pubblico. Infatti, dopo un inizio apparentemente catastrofico al botteghino, il film si rileva un campione di incassi e lancia la moda del giallo all'italiana tra i colleghi registi, con citazioni esplicite anche nell'utilizzo di animali nei titoli delle loro opere per attirare il grande pubblico. Nel film tutto funziona alla perfezione: tensione alle stelle, visioni perverse, inseguimenti al cardiopalma, vezzi registici davvero all'avanguardia. La soluzione, come in tutte le prime opere di Argento, è inattesa e sconvolgente. Efficace l'utilizzo di un quadro naif, infantile e assolutamente lontano dalle tecniche di pittura più riuscite, che funge da collegamento tra le morti che iniziano a sconvolgere Roma e un segreto del passato tornato misteriosamente a galla. La musica di Ennio Morricone è semplicemente estasiante: particolarissima è la traccia che riprende il titolo del film, dove un sospiro di donna insinua il dubbio di un amplesso o di un'agonia mortale. Di poco rilievo la recitazione di Tony Musante, il protagonista, con cui Argento ebbe non pochi problemi, ma la star del film è la bellissima Eva Renzi, con un personaggio tutto da scoprire.

CINEMA
Shock

Titolo originale Shock/Schock
Paese di produzione Italia
Anno 1977
Durata 95 min
Regia Mario Bava
Sceneggiatura Lamberto Bava, Francesco Barbieri, Paolo Brigenti, Dardano Sacchetti
Fotografia Alberto Spagnoli
Montaggio Roberto Sterbini
Musiche Libra
Scenografia Francesco Vanorio
Costumi Massimo Lentini
Cast Daria Nicolodi, John Steiner, David Colin Jr, Ivan Rassimov

Uscita da una lunga crisi a seguito della morte del coniuge, Dora, insieme al secondo marito ed al figlio Marco, si trasferisce nella casa dove il primo marito ha perso la vita. Qui Marco si comporta in modo violento, sembra posseduto da una forza maligna mentre Dora, in preda alle allucinazioni, mostra segno di un forte squilibrio mentale. Sull'orlo della pazzia, la donna dovrà affrontare i fantasmi del passato e la verità che porterà alla luce sarà difficile da credere anche per lei...

Perché parlare di Shock?
Perché a distanza di trent'anni e dopo innumerevoli visioni permane quel continuo stato di angoscia e terrore della prima volta. Perché le singole scene sono veri tripudi di ansie, paure, perversioni. Perché l'uso della fotografia e la tecnica di ripresa dei flashback tra Dora e il marito sono sconvolgenti e trafiggono il cervello con distorsioni visive e sonore. Perché la colonna sonora dei Libra è ossessionante e magicamente coinvolgente. Perché il colpo di scena finale è sbalorditivo e inatteso. Ma soprattutto, perché Daria Nicolodi non è mai stata così brava.

CINEMA
La dama rossa uccide sette volte

Titolo originale La dama rossa uccide sette volte
Paese di produzione Italia
Anno 1972
Durata 98 min
Regia Emilio P. Miraglia
Sceneggiatura Emilio P. Miraglia e Fabio Pittorru
Fotografia Alberto Spagnoli
Montaggio Romeo Ciatti
Musiche Bruno Nicolai
Scenografia Lorenzo Baraldi
Costumi Lorenzo Baraldi
Cast Barbara Bouchet, Ugo Pagliai, Marina Malfatti, Marino Masé, Maria Pia Giancaro, Sybil Danning, Nino Korda, Rudolf Schündler, Fabrizio Moresco, Bruno Bertocci, Maria Antonietta Guido, Carla Mancini

Un'esile figura ammantata con una lunga cappa rossa, quell'emaciata maschera di perversione che aderente si confà ai lineamenti filiformi dell'assassino/a, e brandendo un ornato pugnale si dissolve effimera tra le braccia di sorella Notte, è il simbolo dell'assuefazione all'avidità umana, stendardo della sete di potere che incombe sull'innocenza. Il film si apre con un prologo d'antologia giallo gotico. Germania, anno 1958, Castello dei Wildenbruck. La zuffa tra le piccole Kitty e Evelin (sorelle con vertiginose disparità caratteriali), scaturita per l'appropriarsi di una bambola, è il pretesto per venire a conoscenza del segreto che si cela dietro quell'inquietante dipinto situato in salotto, che le assoggetta ma al contempo affascina. Il quadro ritrae una inquietante dama vestita di nero, pugnalare alle spalle una seconda vestita di rosso. Tobias Wildenbruck, nonno delle due, riluttante, è costretto ad esplicare il tutto. Leggenda vuole che secoli addietro in quello stesso spettrale casato convivessero due sorelle eterogenee nei modi di porsi, la Dama Rossa, discinta e perfida, e quella Nera, l'esatto inverso: cortese e affabile, costretta a sopportare le angherie perpetratele. Quando la Dama Rossa concupì un ragazzo, la sorella più debole, presa dal rimorso e dalla gelosia, andò fuori di matto e architettò la sua rivincita trucidandola con sette efferate pugnalate. Ma è qui che il mito assume contorni inquietanti: ogni cento anni il fantasma della Dama di rosso vestita, torna recalcitrante a reclamare la sua sete di vendetta, reincarnandosi in una fanciulla prescelta, per mettere in atto sette cruenti delitti. Il decorrere dei secoli non ha scalfito la maledizione, che imperterrita si abbatterà nuovamente tra quattordici anni.
Orrore, misteri, rompicapo, donnine svestite, droga, sesso e tanto tanto sangue.
Barbara Bouchet e Marina Malfatti ci propongono due personaggi femminili tra i più affascinanti e contorti che il Giallo nostrano sia stato in grado di partorire. Ugo Pagliai tiene egregiamente testa alle due signore, con eleganza raffinata (e un abbigliamento da notte decisamente improbabile...).
Una buona dose di trash nei dialoghi e alcune scene a metà tra lo spaventoso e il grottesco condiscono la ricetta a meraviglia. A detta del sottoscritto, un capolavoro del cinema "de paura".

CINEMA
Non si sevizia un paperino

Titolo originale Non si sevizia un paperino
Paese di produzione Italia
Anno 1972
Durata 102 min
Regia Lucio Fulci
Sceneggiatura Gianfranco Clerici, Lucio Fulci, Roberto Gianviti
Fotografia Sergio D'Offizi
Montaggio Ornella Micheli
Musiche Riz Ortolani
Scenografia Pier Luigi Basile
Costumi Marisa Crimi
Cast Tomas Milian, Florinda Bolkan, Barbara Bouchet, Irene Papas, Marc Porel, George Wilson, Antonello Campodifiori, Ugo D'Alessio, Virginio Gazzolo, Franco Balducci, Vito Passeri, Andrea Aureli, Linda Sini, John Bartha, Duilio Cruciani

Siamo ad Accendura, tipico paese sassoso della Lucania. Gli abitanti sono sconvolti da una serie di delitti perpetrati ai danni di bambini quasi adolescenti. Il magistrato indaga, col supporto della polizia locale e dell'Arma, ma la popolazione, da subito insorta, cerca il colpevole, un qualunque capro espiatorio. Indaga anche un giornalista di città (Tomas Milian), venuto a seguire l'evento per un quotidiano nazionale e da subito perplesso sui primi risvolti dell'indagine. I bambini morti frequentavano tutti l'oratorio locale, gestito da un giovane parroco che ha una sorellina sordomuta. L'accusato del primo delitto è lo scemo del villaggio, ma risulta da subito evidente che il suo deficit intellettivo non può avergli consentito le pur che minime strategie omicide. La folla comunque lo voleva linciare, i tre bambini, tra loro amici, sono stati prima storditi e poi strozzati; l'attacco all'infanzia acceca il popolo, che tocca l'apice dell' insensato quando superstizione e ignoranza vanno a colpire una sfortunata donna del luogo, dedita a piccole e innocue stregonerie paesane. La fattucchiera, chiamata da tutti la "Maciara" (una selvaggia Florinda Bolkan), vive rintanata nelle zone rocciose ai margini del paese e venera le ossa del corpicino del figlio che aveva perduto anni prima. La donna ha fatto una fattura sui bimbi, infilzando pupazzetti di cera (tipo rito voodoo), perché profanatori della tomba del figlio, considerato dai paesani un frutto del maligno (forse per questo non sepolto in terra consacrata). La "Maciara" si auto accusa, nell'ignoranza in cui è vissuta crede sia lei la vera colpevole delle morti, ma quando sente che i bimbi sono stati uccisi per soffocamento resta disorientata. Viene subito rilasciata, ma per il paese ormai è colpevole: verrà massacrata a bastonate e catenate in una delle più atroci scene della pellicola. Ma poi un altro delitto, un altro bambino dell'oratorio. Tutti questi fatti dimostrano che si è cercato nella direzione sbagliata, gli indizi portano il giornalista verso una ragazza ricca (Barbara Bouchet), figlia di un abitante del luogo che ha fatto fortuna al nord, trasferitasi in terra lucana per problemi di droga. L'indizio si rivela infondato ma l'uomo ha un'intuizione, un dubbio: cosa ci fa la testa mozzata di un paperino nel luogo dell'ultimo delitto? Le motivazioni di tanto orrore verranno a galla: saranno agghiaccianti.
Capolavoro indiscusso di Lucio Fulci, uno dei pochi film (insieme a "Tenebre" di Dario Argento) in cui il Male non si insida nel buio, ma sotto il sole accecante della Basilicata. Ritratto perfetto dell'ottusità morale e dell'ignoranza superstiziosa del nostro Paese. Ambientazione perfetta, attori indiscutibilmente in ruolo, fotografia calda, sceneggiatura impeccabile. Pochi gialli riescono a entrare nelle ossa in maniera così profonda. Indicato agli amanti del thriller italiano, ma non solo a loro.

CINEMA
La casa dalle finestre che ridono

Titolo originale La casa dalle finestre che ridono
Paese di produzione Italia
Anno 1976
Durata 106 min
Regia Pupi Avati
Sceneggiatura Pupi Avati, Antonio Avati, Gianni Cavina, Maurizio Costanzo
Fotografia Pasquale Rachini
Montaggio Giuseppe Baghdighian
Musiche Amedeo Tommasi
Scenografia Luciana Morosetti
Costumi Luciana Morosetti
Cast Lino Capolicchio, Francesca Marciano, Gianni Cavina, Vanna Busoni, Andrea Matteuzzi, Bob Tonelli, Pietro Brambilla, Ferdinando Orlandi, Ines Ciaschetti, Flavia Giorgi, Eugene Walter, Tonino Corazzari, Pina Borione, Giulio Pizzirani, Carla Astolfi, Arrigo Lucchini

Il "pittore delle agonie" Buono Legnani viveva in un vecchio casolare in un paese della Bassa Padana, e si racconta che ritraesse le sue vittime nel momento della morte, dopo terribili sevizie. Stefano deve restaurare un affresco del pittore, Il martirio di San Sebastiano, ma riporterà alla luce non solo la terribile verità del dipinto, ma anche l'ipocrisia di un paese e una storia incestuosa ed agghiacciante…

Signori, qui siamo davanti alla Paura. Quella vera, che insinua nelle ossa, che fa trattenere il respiro, che fa sentire la propria casa il luogo più insicuro. Quella che ci fa vedere ombre inesistenti, ci fa udire rumori impercettibili. Pupi Avati non dirige un film, lo regala all'immortalità. L'Emilia Romagna non è mai stata così afosa e sinistra. Le tradizioni popolari danzano attorno al focolare della mezzanotte. Molti sanno, ma preferiscono far finta di niente. E il Male prende forma, vita, energia da un dipinto cruento, ma apparentemente innocuo.

Se non avete visto questo film, non avete visto nulla.

CINEMA
Lo strano vizio della signora Wardh

Titolo originale Lo strano vizio della signora Wardh
Paese di produzione Italia, Spagna
Anno 1971
Durata 98 min
Regia Sergio Martino
Sceneggiatura Vittorio Caronia, Ernesto Gastaldi, Eduardo Manzanos Brochero
Fotografia Emilio Foriscot
Montaggio Eugenio Alabiso
Musiche Nora Orlandi
Scenografia Jaime Pérez Cubero, José Luis Galicia
Costumi Riccardo Domenici
Cast George Hilton, Edwige Fenech, Cristina Airoldi, Manuel Gill, Carlo Alighiero, Ivan Rassimov, Alberto de Mendoza, Bruno Corazzari, Brizio Montinaro

Julie Wardh, una donna dalle tendenze sado-masochiste, dopo avere interrotto una morbosa relazione allacciata con il perverso Jean, cerca di condurre un'esistenza tranquilla accanto al marito Neil. Successivamente, trascurata dal marito e ricattata da Jean, Julie accetta la corte del giovane George, nella speranza di trovare nel nuovo legame sicurezza e tranquillita'. Le sue speranze sono pero' deluse: Jean continua a terrorizzarla, sino a condurla alle soglie della follia...
Giallo italiano classico, apprezzabile in tutto e per tutto, ironico, ben montato e con alcune trovate davvero interessanti. Prima prova nel genere per la coppia cinematografica più calda degli anni '70, Edwige Fenech e George Hilton, spalleggiati da un Ivan Rassimov più diabolico che mai. La scena dell'omicidio nel parco anticipa di qualche anno quella girata da Dario Argento in "Quattro mosche di velluto grigio"; "glaciale" invece il tentato omicidio con stanza chiusa dall'interno. Sadomasochismo a fiumi. Fotografia eccellente, regia compiaciuta, musica assolutamente perfetta, talmente tanto che Tarantino utilizzerà un brano della colonna sonora in "Kill Bill volume 2".

TV
Absolutely Fabulous

Sono passati sedici anni dal lontano novembre del 1992, quando, per la prima volta, la BBC inglese trasmetteva la prima puntata di una sit-com che, di lì a poco, sarebbe divenuta un vero e proprio fenomeno di costume per gli anglofoni di tutto il mondo. Mai titolo fu più azzeccato: 'Absolutely Fabulous' ('Assolutamente favolose') nasce dalle geniali menti di Jennifer Saunders e Dawn French (l'irresistibile duo protagonista di un altro caposaldo del network britannico, French and Saunders appunto), che decidono di creare una serie televisiva intorno a Edina Monsoon, esuberante PR londinese, e alla sua famiglia; ripercorrendo le varie serie televisive (cinque fino a oggi), impariamo a conoscere l'amica di sempre, Patsy Stone (un'eccellente Joanna Lumley), ninfomane, cocainomane e con il pallino per la moda e per i soldi, Saffron, noiosa e impacciata figlia di Eddie, l'unica che riesca a tirare le redini della casa, Mrs. Monsoon, l'irresistibile quanto sbadata mamma di Edina, Bubble, il personaggio più divertente e sopra le righe della sit-com (una sorta di assistente della protagonista), e una serie di irresistibili personaggi secondari, tra cui spiccano Marshall, primo marito di Edina e attuale compagno di Bo (da applauso!), sempre indecisi su quale credo religioso abbracciare, Justin, secondo marito di Edina e padre di Saffy, ora felicemente gay, e una carrellata di guest-star (Minnie Driver, Emma Bunton, Helena Bonham-Carter tra gli altri) che animano gli episodi di questa sit-com che, tra una sbronza, uno spinello e una quantità infinità di situazioni al limite del paradossale, negli anni è stata in grado di conquistare buona parte del pubblico non solo inglese, ma di tutto il mondo. Purtroppo, essendo le gag basate per la maggior parte sul tipico 'humour' inglese, il modo migliore per apprezzare 'Absolutely Fabulous' è quello di seguirlo in lingua originale (Sky TV ha proposto la serie televisiva con doppiaggio in italiano, ma vi garantisco che stiamo parlando di tutt'altra cosa). Se l'inglese non è il vostro peggior nemico, vi consiglio l'acquisto delle cinque serie in DVD, magari facendovi aiutare dai sottotitoli. È uno spettacolo davvero imperdibile.



Di seguito, l'elenco di tutti gli episodi realizzati:



SERIE 1 - Fashion, Fat, France, Iso Tank, Birthday, Magazine

SERIE 2 - Hospital, Death, Morocco, New Best Friend, Poor, Death

SERIE 3 - Doorhandle, Happy New Year, Sex, Jealous, Fear, The End

SERIE 4 - Parralox, Fish Farm, Paris, Donkey, Small Opening, Menopause

SERIE 5 - Cleanin', Book Clubbin', Panickin', Huntin' Shooting & Fishing, Birthin', Schmoozing, Exploitin', Cold Turkey

Speciale - The Last Shout

Speciale - Gay (aka "New York")

Speciale - White Box

domenica 28 dicembre 2008

MUSICA
Supermassive Black Hole


Ooh, baby, don't you know I suffer?
Ooh, baby, can you hear me mourn?
You caught me under false pretences
How long before you let me go?

Ooh ooh ahh, you set my soul alight
Ooh ooh ahh, you set my soul alight

Glaciers melting in the dead of night
And the superstar sucked into the supermasssive
(Ooh ooh ahh, you set my soul alight)
Glaciers melting in the dead of night
And the superstar sucked in so...
(Ooh ooh ahh, you set my soul...)

I thought I was a fool for no one
But ooh, baby, I'm a fool for you
You're the queen of the superficial
But how long before you tell the truth?

Ooh ooh ahh, you set my soul alight
Ooh ooh ahh, you set my soul alight

Glaciers melting in the dead of night
And the superstar sucked into the supermasssive
(Ooh ooh ahh, you set my soul alight)
Glaciers melting in the dead of night
And the superstar sucked in so...
(Ooh ooh ahh, you set my soul...)

Supermassive black hole
Supermassive black hole
Supermassive black hole
Supermassive black hole

Glaciers melting in the dead of night
And the superstar sucked into the supermasssive
(Ooh ooh ahh, you set my soul alight)
Glaciers melting in the dead of night
And the superstar sucked in so...
(Ooh ooh ahh, you set my soul...)
Glaciers melting in the dead of night
And the superstar sucked into the supermasssive
(Ooh ooh ahh, you set my soul alight)
Glaciers melting in the dead of night
And the superstar sucked in so...
(Ooh ooh ahh, you set my soul...)

Supermassive black hole
Supermassive black hole
Supermassive black hole
Supermassive black hole
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