giovedì 10 gennaio 2013

CINEMA
La migliore offerta

Titolo originale La migliore offerta
Paese di produzione Italia
Anno 2013
Durata 124 min
Regia Giuseppe Tornatore
Sceneggiatura Giuseppe Tornatore
Fotografia Fabio Zamarion
Montaggio Massimo Quaglia
Musiche Ennio Morricone
Scenografia Maurizio Sabatini
Costumi Maurizio Millenotti
Cast Geoffrey Rush, Jim Sturgess, Sylvia Hoeks, Donald Sutherland, Philip Jackson, Dermot Crowley, Kiruna Stamell, Liya Kebede

La vita di Virgil Oldman, richiestissimo battitore d'aste ossessionato da ritratti di figure femminili di cui riesce a impossessarsi grazie all'aiuto del fidatissimo Billy, trascorre senza il minimo intoppo, scandita dalle sue nevrosi, dalla cura maniacale che riversa sul lavoro, da un ordine e una disciplina che gli impediscono perfino di accettare una torta di compleanno offertagli da un ristorante di lusso nel giorno sbagliato. L'ingranaggio inizia a incepparsi quando riceve una misteriosa telefonata da Claire Ibetson, giovane orfana ereditiera di un'immensa villa in decadimento che gli propone di battere all'asta gli innumerevoli beni della sua casa. La ragazza, che soffre di una forma acuta di agorafobia, impone come unico limite che i colloqui tra i due avvengano all'interno della villa, separati da una parete, in modo che non possano mai vedersi faccia a faccia. Il carattere poco paziente, ma estremamente curioso, di Virgil è morbosamente attratto e al contempo indispettito dal comportamento ambiguo della ragazza. Quando nella dimora rinviene tra i numerosi cimeli i vari ingranaggi che scopriremo essere piccoli elementi costituenti un antico automa, il protagonista si rivolge a Robert, giovane restauratore che lo aiuterà nel riassemblaggio della struttura e nella gestione del difficile rapporto con la ragazza. Inconsapevolmente, Virgil imboccherà un sentiero a lui completamente sconosciuto, che segnerà la sua vita in modo definitivo.

4 anni dopo il successo di Baarìa, Giuseppe Tornatore torna dietro la macchina da presa nel suo secondo approccio al thriller dopo il riuscitissimo Una pura formalità (1994), interpretato da Gérard Depardieu e Roman Polanski, e anche in questo caso si occupa di soggetto e sceneggiatura, dando vita a un piccolo gioiello dal gusto di altri tempi, con uno stile volutamente riflessivo, sobrio ed elegante, in cui ogni singolo "ingranaggio" (mai termine fu più appropriato come in questo film) funziona alla perfezione. Il talento di Tornatore risiede nella sua capacità di instillare un senso continuo di inquietudine e sprazzi di tensione (supportati dall'avvolgente colonna sonora di Ennio Morricone) mostrando poco o nulla. Rinuncia agli espedienti più semplici del genere: niente cadaveri, niente sangue, niente assassini. Solo un'atmosfera inspiegabilmente (almeno fino agli ultimi dieci minuti della pellicola) malsana. E il gioco funziona anche e soprattutto laddove ci si aspetta un momento di vera paura e terrore che non arriverà mai.
Impeccabile l'aspetto tecnico del film, caratterizzato dalla sobria fotografia di Fabio Zamarion e dalle raffinate scenografie di Maurizio Sabatini. Il cast di prim'ordine vede spiccare un immenso Geoffrey Rush, perfettamente a suo agio nel riprodurre le psicosi e le manie di un uomo votato alla perfezione, e l'ottima spalla del battitore d'asta interpretata da Donald Sutherland. Particolarmente incisive anche le figure dei due giovani, Sylvia Hoeks (Claire) e Jim Sturgess (Robert), che si contrappongono ai due anziani in un meccanismo di distacco generazionale che, seppur apparentemente improbabile, convince in tutto e per tutto. Da non perdere.

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