lunedì 29 dicembre 2008

LIBRI
Oriana Fallaci, l'intera bibliografia ripubblicata da BUR

Finalmente, dopo due anni dalla scomparsa di Orianna Fallaci, la BUR pubblica una nuova collana ristampando tutti i libri della scrittrice in formato rilegato.

Si parte con una chicca: l’emozionante e sempre più attuale reading di "Lettera a un bambino mai nato" che Oriana Fallaci registrò nel 1993.


Un audiolibro in 4 cd che indaga a fondo i controversi dilemmi morali e religiosi dell’aborto; la riflessione di una donna, rivolta alle donne e agli uomini, capace di sconvolgere le coscienze e scavare nel cuore di diverse generazioni.
Un’occasione unica per risentire la voce inconfondibile di Oriana.



Da un’intervista di Barbara Carazzolo a Oriana Fallaci pubblicata da «Famiglia Cristiana» il 6 ottobre 1993

La Lettera fu il frutto di una disubbidienza della reporter: le commissionarono un’inchiesta sull’aborto e lei tornò dopo sei mesi con il racconto.

[...] «Non ho avuto figli di carne ed è stato un gran dispiacere. Dunque i miei libri sono i miei figli di carta». E questo Lettera a un bambino mai nato è un figlio un po’ speciale, frutto di una disubbidienza. «Il mio capo, allora, era Tommaso Giglio e mi commissionò una grande inchiesta sull’aborto: “Prenditi quattro mesi”, mi disse, “fai quello che vuoi e vai dove ti pare ma torna con l’inchiesta”. Dopo sei mesi tornai con il mio fascio di fogli in mano ma invece dell’inchiesta c’era il libro. Non me lo ha mai perdonato e per quindici giorni non mi ha rivolto addirittura la parola».

Diciotto anni dopo questo romanzo è un figlio che dà ancora molte soddisfazioni. La Fallaci, all’epoca, lo dedicò «da una donna a tutte le donne». Ora smentisce quella dedica. «Gli uomini sono cambiati, la maternità non è più una parola che appartiene solo alle donne», dice. «Non a caso, in alcuni Paesi, il libro è piaciuto di più agli uomini che alle donne. Anche loro possono essere mamma: nutrire, crescere, insegnare a un figlio a camminare. Ne ho conosciuti tanti di uomini così».

Da aprile 2009 il romanzo è disponibile nella stessa collana anche in formato cartaceo.

Primo titolo in formato cartaceo della collana è "Intervista con la Storia".

Pubblicato da Rizzoli nel 1974 e riproposto in più edizioni tascabili dalla Bur (1977,1994 e 2001), dopo 5 anni di assenza torna finalmente in libreria Intervista con la storia, raccolta di ventisei delle migliori interviste strappate ai Grandi della Storia dalla Fallaci, allora reporter dell’«Europeo». Tradotto in undici Paesi, è un libro straordinario che dimostra la tecnica giornalistica insuperabile di Oriana, e che per lei nessuno al mondo era davvero irraggiungibile.
Con la prefazione di Federico Rampini.


Dal sito orianafallaci.com:
Gli anni Sessanta e Settanta vedono Oriana in prima linea sui fronti più caldi del mondo: il Vietnam, piazza delle Tre Culture a Città del Messico, Detroit sconvolta dalla rivolta dei neri, la terribile guerra indo-pachistana, la resistenza greca al regime dei Colonnelli, il Medioriente e il Sudamerica.
La Fallaci giornalista è ovunque, e come un tarlo fa di tutto per vivere «dentro la Storia. Vivere la Storia nell’attimo stesso in cui essa si svolge. Testimoniare le nefandezze della guerra e le porcherie della pace».
Per capirne i meccanismi più segreti incontra e intervista senza sconti tutti i politici più in vista – e di conseguenza più intoccabili – del mondo, i personaggi «che avendo vinto la lotteria del potere decidono il nostro destino».
Dal capo della CIA William Colby a Yassir Arafat, dall’intervista contestatissima in cui il consigliere della sicurezza statunitense Henry Kissinger avrebbe affermato – e poi negato – di sentirsi come «un cowboy solitario» alla guida dell’America e del mondo, a quella all’Iman Khomeini, in cui Oriana si tolse polemicamente il chador definendolo «stupido cencio da medioevo»: passando per l’incontro con il generale Giap, Pietro Nenni, Golda Meir, il suo compagno Alekos Panagulis, Ali Bhutto, Hussein di Giordania, Nguyen Van Thieu, Indira Gandhi e tanti altri, la tenacia e la passione della Fallaci danno vita a documenti eccezionali che condannano spietatamente il potere, spronando alla disubbidienza e a un’incondizionata lotta per la libertà.

Si prosegue con la pubblicazione di altre tre libri, ormai fuori catalogo da diversi anni.

"Gli antipatici" è un’inchiesta formidabile e irriverente che raccoglie diciotto faccia a faccia tra la giovane Fallaci e le star più celebri di quei tempi.
Attori, registi, atleti, scrittori, musicisti, politici, playboy: nessuno viene risparmiato dall’ostinazione e il sense of humour della trentaquattrenne Oriana, già candidata all’Olimpo del giornalismo mondiale.

Dal sito orianafallaci.com:
"Ci sono personaggi sempre sulla bocca di tutti, e dei quali tutto si sa e tutto si dice: «Ovunque si parla di loro, ovunque si discute di loro, delle loro gesta, dei loro amori, delle loro corride, delle loro poesie»: sono gli antipatici, sono le star che occupano sempre le prime pagine della cronaca e dei pettegolezzi, che invadono la vita di chiunque senza chiedere permesso per spiattellare sulla piazza le loro storie, pubbliche o private che siano.
Personaggi bizzarri, che spesso durante gli incontri svelano lati sorprendenti del proprio carattere, pronti a qualunque cosa pur di farsi notare: sono i protagonisti delle diciotto interviste scelte da Oriana tra quelle pubblicate sull’«Europeo» a partire dal 1954.
Ingrid Bergman, Don Jaime de Mora y Aragón, Nilde Iotti, Federico Fellini, Arletty, Baby Pignatari, Catherine Spaak, Gianni Rivera, Afdera Fonda Franchetti, Antonio Ordoñez, Cayetana d’Alba, Salvatore Quasimodo, Jeanne Moreau, Alfred Hitchcock, Anna Magnani, Porfirio Rubirosa, Natalia Ginzburg e Giancarlo Menotti sono le star intervistate in questa raccolta, dove ogni incontro è introdotto da un ritratto basato sull’impressione personale che la Fallaci si è fatta nel corso della conversazione: «ho fatto precedere ogni intervista da una presentazione [...]. Racconta anche altre cose che non sempre hanno a che fare con l’intervista e che, inevitabilmente, contengono un giudizio sull’intervistato. Ciò non piacerà ai cultori del giornalismo obiettivo per i quali il giudizio è mancanza di obiettività: ma la cosa mi turba pochissimo. Quel che essi chiamano obiettività non esiste. L’obiettività è ipocrisia, presunzione: poiché parte dal presupposto che chi fornisce una notizia o un ritratto abbia scoperto il vero del Vero».
E questo giudizio, inutile sottolinearlo, non sarà sempre lusinghiero. Per portare un unico esempio, su Hitchcock che aveva sempre adorato la Fallaci non potrà fare a meno di scrivere: «Ad essere obiettivi, era decisamente schifoso: gonfio, paonazzo, una foca vestita da uomo. Non gli mancavan che i baffi. Da quel grasso di foca il sudore colava copioso ed olioso, in più fumava un puzzolentissimo sigaro che aveva il solo vantaggio di nasconderlo per lunghi secondi dietro una densa nube azzurrina». "


"Il sesso inutile" è il risultato di un reportage magistrale che Oriana scrisse girando il mondo per l’«Europeo», il libro-inchiesta risponde sul campo ad alcune domande chiave sull’universo femminile. «Dove vivono le donne più felici? E le donne, quando sono felici, perché lo sono e in relazione a che cosa? È possibile individuare un “pianeta delle donne” ben distinto, nei problemi e nelle ambizioni, da un “pianeta degli uomini”?»

Dal sito orianafallaci.com:
"Non fu semplice, per una donna combattiva e indipendente come la Fallaci, proiettarsi psicologicamente in una ricerca simile. Nella prefazione al libro, scriveva infatti: «Per quanto mi è possibile, evito sempre di scrivere sulle donne e sui problemi che riguardano le donne. Non so perché, la cosa mi mette a disagio, mi appare ridicola. Le donne non sono una fauna speciale e non capisco per quale ragione esse debbano costituire, specialmente sui giornali, un argomento a parte: come lo sport, la politica e il bollettino meteorologico».
Ma se in alcune parti del mondo quello femminile era considerato un sesso di second’ordine, magari addirittura inutile, valeva forse la pena di indagare… Da Karachi a New York, passando per India, Indonesia, Hong Kong e Giappone: dopo circa cinquantamila chilometri di viaggio in compagnia del fotografo Duilio Pallottelli, Oriana è tornata con un rapporto originale, imprevedibile e divertente, che apparve in parte sulle colonne dell’«Europeo». E il risultato si spinge al di là delle più cupe aspettative: la donna, in decine di Paesi nel mondo, altro non è che un complemento dell’uomo e della casa, un oggetto senza dignità, senza diritti, e soprattutto senza pretese.
Il suo reportage intorno alla donna non ha nulla del saggio etnologico o folkloristico: è un sorprendente racconto, reso irresistibile dalla sua verve giornalistica, di persone, tradizioni e cose.
Donne d’ogni pelle e sorriso narrano la loro condizione senza remore e ipocrisie, mescolando quel candore e quel tocco di malizia che rendono Il sesso inutile un documento straordinario. "


Terzo volume, introvabile da oltre 50 anni e ora recentemente pubblicato, "I sette peccati di Hollywood" è un’inchiesta che precorre i tempi facendo luce sul lato più oscuro del mondo dello spettacolo. Una giovanissima Oriana indaga tra i segreti dello star system americano, vivendo la quotidianità della dolce vita e penetrando a suo modo nell’inespugnabile microcosmo hollywoodiano.

Dal sito orianafallaci.com:
"Giunta a Roma per lavorare all’«Europeo» nel 1954, Oriana si crea velocemente nuove amicizie in quel piccolo universo frivolo e così distante da quello in cui aveva sempre vissuto: per smascherare gli «imputati» è necessario condividere la loro stessa vita, gli stessi locali, gli stessi lussi e capricci. È così che inizia a calarsi nella parte e a diventare un giudice che tra le star si confonde, una sorta di infiltrato che tutto vede e cerca di decifrare.
Per comprendere più da vicino lo star system, la Fallaci però non si accontenta della dolce vita romana: va più volte anche negli Stati Uniti, e comincia a introdursi sempre più di frequente a Hollywood per capire i meccanismi più nascosti, vedere senza filtri mediatici i personaggi che vi si muovono in maniera così disinvolta.
Ne nascono decine di articoli pubblicati sull’«Europeo», in cui la Fallaci-Mata Hari (a lei la paragona Welles, nell’introduzione al libro, per la bellezza, l’acume, la capacità di spiare e di passare inosservata) porta a galla gli aloni misteriosi di persone famose che cercano di dare di sé un’immagine studiata nei particolari, e che spesso non corrisponde a quella reale.
Si troverà molto di Marilyn Monroe nei Sette peccati di Hollywood (o Hollywood vista dal buco della serratura, come Oriana avrebbe voluto intitolare il libro), ma è stata l’unica capace di non farsi raggiungere dalla Fallaci («Chi dice Hollywood pensa subito a Marilyn Monroe. Ma è inutile che cerchiate in questo libretto un ritrattino o una intervista con Marilyn Monroe. Non c’è. Sono stata a Hollywood più di una volta, vi sono rimasta una lunga insopportabile estate, sono entrata nelle case dei divi, ho mangiato con loro, ho fatto il bagno nelle loro piscine. Ho subìto le loro lacrime, le loro bugie e la loro boria, ma non ho mai, dico mai, parlato a quattr’occhi con la signorina Jean Mortenson, in arte Marilyn Monroe»). E dire che l’ha cercata davvero a lungo.
Ha incontrato invece tutte le altre star di quegli anni, e di Hollywood è riuscita a dare un quadro preciso, speciale; senza però dimenticare che, come diceva il suo amico scrittore Bill, «Hollywood non esiste. [...] Hollywood è uno stato mentale, un miraggio. Non si guarda Hollywood con gli occhi: ma col desiderio, l’invidia, la suggestione»."

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