lunedì 29 dicembre 2008

CINEMA
La dama rossa uccide sette volte

Titolo originale La dama rossa uccide sette volte
Paese di produzione Italia
Anno 1972
Durata 98 min
Regia Emilio P. Miraglia
Sceneggiatura Emilio P. Miraglia e Fabio Pittorru
Fotografia Alberto Spagnoli
Montaggio Romeo Ciatti
Musiche Bruno Nicolai
Scenografia Lorenzo Baraldi
Costumi Lorenzo Baraldi
Cast Barbara Bouchet, Ugo Pagliai, Marina Malfatti, Marino Masé, Maria Pia Giancaro, Sybil Danning, Nino Korda, Rudolf Schündler, Fabrizio Moresco, Bruno Bertocci, Maria Antonietta Guido, Carla Mancini

Un'esile figura ammantata con una lunga cappa rossa, quell'emaciata maschera di perversione che aderente si confà ai lineamenti filiformi dell'assassino/a, e brandendo un ornato pugnale si dissolve effimera tra le braccia di sorella Notte, è il simbolo dell'assuefazione all'avidità umana, stendardo della sete di potere che incombe sull'innocenza. Il film si apre con un prologo d'antologia giallo gotico. Germania, anno 1958, Castello dei Wildenbruck. La zuffa tra le piccole Kitty e Evelin (sorelle con vertiginose disparità caratteriali), scaturita per l'appropriarsi di una bambola, è il pretesto per venire a conoscenza del segreto che si cela dietro quell'inquietante dipinto situato in salotto, che le assoggetta ma al contempo affascina. Il quadro ritrae una inquietante dama vestita di nero, pugnalare alle spalle una seconda vestita di rosso. Tobias Wildenbruck, nonno delle due, riluttante, è costretto ad esplicare il tutto. Leggenda vuole che secoli addietro in quello stesso spettrale casato convivessero due sorelle eterogenee nei modi di porsi, la Dama Rossa, discinta e perfida, e quella Nera, l'esatto inverso: cortese e affabile, costretta a sopportare le angherie perpetratele. Quando la Dama Rossa concupì un ragazzo, la sorella più debole, presa dal rimorso e dalla gelosia, andò fuori di matto e architettò la sua rivincita trucidandola con sette efferate pugnalate. Ma è qui che il mito assume contorni inquietanti: ogni cento anni il fantasma della Dama di rosso vestita, torna recalcitrante a reclamare la sua sete di vendetta, reincarnandosi in una fanciulla prescelta, per mettere in atto sette cruenti delitti. Il decorrere dei secoli non ha scalfito la maledizione, che imperterrita si abbatterà nuovamente tra quattordici anni.
Orrore, misteri, rompicapo, donnine svestite, droga, sesso e tanto tanto sangue.
Barbara Bouchet e Marina Malfatti ci propongono due personaggi femminili tra i più affascinanti e contorti che il Giallo nostrano sia stato in grado di partorire. Ugo Pagliai tiene egregiamente testa alle due signore, con eleganza raffinata (e un abbigliamento da notte decisamente improbabile...).
Una buona dose di trash nei dialoghi e alcune scene a metà tra lo spaventoso e il grottesco condiscono la ricetta a meraviglia. A detta del sottoscritto, un capolavoro del cinema "de paura".

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